Seoul: cecchini contro i maiali con l’influenza suina

Cacciatori militari e civili verranno inviati a Paju, Hwacheon, Inje, Yanggu, Goseong. Ad oggi, i funzionari sudcoreani hanno abbattuto 154.548 maiali in 94 allevamenti. L’intelligence denuncia: l’epidemia è fuori controllo in Corea del Nord. La diffusione del virus può mettere a repentaglio la già precaria sicurezza alimentare del regime.


Seoul (AsiaNews/Agenzie) – A partire da domani, la Corea del Sud invierà tiratori scelti dell’esercito e cacciatori civili al confine con il Nord, per eliminare maiali e cinghiali infetti da peste suina africana (Asf). Il ministero dell'Agricoltura, dell’alimentazione e degli Affari rurali di Seoul ha annunciato ieri che il governo utilizzerà anche droni a visione termica per individuare gli animali malati nei pressi della Linea di controllo civile – area cuscinetto a sud della Zona demilitarizzata (Dmz), che divide le due Coree. Le misure mirano a sterminare i suini selvatici in aree come Incheon, Seoul, Goseong ed il fiume Bukhan.

I cacciatori militari e civili verranno inviati a Paju, Hwacheon, Inje, Yanggu, Goseong. Il loro numero sarà deciso oggi. Finora, la Corea del Sud ha schierato sette elicotteri per disinfettare parti della Dmz, vicino alla quale si sono verificati più di una dozzina di focolai. Ad oggi, i funzionari hanno abbattuto 154.548 maiali in 94 allevamenti.

Le autorità sudcoreane affermano che questo mese cinque cinghiali affetti da Asf sono stati trovati morti nelle zone di confine. La scoperta riflette la libertà con cui gli animali vagano nella zona e suggerisce la provenienza del virus dalla Corea del Nord, dove rapporti non ufficiali indicano che la malattia si sta diffondendo senza controllo.

Secondo i resoconti ufficiali, il virus che ha causato il caos in tutta l'Asia orientale sembrerebbe aver risparmiato la Corea del Nord. Il ministero nordcoreano dell’Agricoltura afferma in un rapporto inviato il 30 maggio all' Organizzazione mondiale per la salute animale (Oie) che esso ha ucciso solo 22 maiali in una fattoria a circa 260 km a nord di Pyongyang, vicino al confine con la Cina. Al documento non sono seguiti tuttavia aggiornamenti.

L’epidemia ha avuto origine nelle fattorie cinesi nell'agosto dello scorso anno. La malattia si è poi diffusa nei paesi vicini, tra cui Mongolia e Vietnam. La diffusione della peste suina africana può mettere a repentaglio la già precaria sicurezza alimentare della Corea del Nord. Secondo osservatori, la peste suina africana peggiorerà fame e malnutrizione. Il maiale rappresenta circa l'80% del consumo di proteine dei nordcoreani. Con le sanzioni in atto, sarà difficile per il Paese trovare una fonte proteica alternativa.