Jakarta ringrazia papa Francesco per la nomina del card. Suharyo
di Paolo Fossati

Il ministro indonesiano per gli Affari religiosi è in visita ufficiale a Roma. Domani parteciperà alla cerimonia di conferimento della berretta rossa all’arcivescovo di Jakarta. “Siamo orgogliosi che il Santo Padre abbia voluto riporre la sua fiducia in uno dei figli migliori del nostro Paese”.


Roma (AsiaNews) – Ringraziare papa Francesco, per la nomina a cardinale dell’arcivescovo di Jakarta e per l’impegno della Chiesa cattolica in favore del dialogo tra le religioni: è lo scopo della visita ufficiale a Roma di Lukman Hakim Saifuddin, ministro indonesiano degli Affari religiosi. A dichiararlo oggi ad AsiaNews è lo stesso Saiffudin, durante un’intervista tenuta alla vigilia del concistoro per la creazione di 10 nuovi cardinali. Tra questi vi è mons. Ignatius Suharyo Hardjoatmodjo, arcivescovo della capitale e presidente della Konferensi Waligereja Indonesia (Kwi) – la Conferenza episcopale indonesiana.

“Il governo indonesiano – afferma il ministro – desidera esprimere gratitudine al papa per la nomina dell’arcivescovo Suharyo. Siamo orgogliosi che il Santo Padre abbia voluto riporre la sua fiducia in uno dei figli migliori del nostro Paese. Al Santo Padre abbiamo comunicato anche la nostra riconoscenza per il ‘Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune’, firmato ad Abu Dhabi dal papa e il Grande imam di Al-Azhar, Ahmad Muhammad Al-Tayyib. Tale scritto è in grado di contribuire alla pace nel mondo ed esalta uno degli obiettivi che l’Indonesia persegue da sempre: il dialogo e l’armonia tra religioni moderate”.

Saifuddin è arrivato a Roma lo scorso primo ottobre, a capo di una delegazione di funzionari del suo ministero. Il giorno seguente, ha incontrato papa Francesco in occasione dell’udienza generale in Piazza san Pietro (foto). “Non avevo mai incontrato papa Francesco – racconta il ministro –. Una delle cose che più mi ha colpito è il modo in cui il pontefice mi ha ricevuto. Nella fila delle personalità che lo avrebbero salutato con il baciamano, io mi trovavo in coda; in testa, vi erano gli arcivescovi. Per avvicinarsi al papa, questi hanno dovuto salire alcuni gradini. Giunto il mio turno, il Santo Padre mi è venuto incontro. Il fatto che sia voluto scendere lui, per salutare persone che non rappresentano la gerarchia ecclesiastica, ha avuto per me un grande significato. Sono convinto che ha fatto questo gesto con cuore sincero, dando prova della sua splendida personalità”.

Ieri il ministro è stato ricevuto da mons. Miguel Ángel Ayuso Guixot, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, e si è recato in visita ad Assisi. Il programma del viaggio prevede anche una visita ai vertici della grande moschea di Roma ed un incontro con il corpo diplomatico indonesiano di stanza nella capitale. Domani, prima di ripartire alla volta di Jakarta, Saifuddin assisterà alla consegna della berretta rossa al card. Suharyo. “Egli – prosegue il ministro – è uno dei migliori leader su cui la comunità cattolica indonesiana può contare. Egli è sempre pronto a portar pace nonostante la diversità. La sua nomina a cardinale ci rende molto orgogliosi. La speranza del governo indonesiano è che questa decisione del papa renda ancora più saldi i rapporti con la Santa Sede. La scelta di un cardinale proveniente dal Paese islamico più popoloso al mondo dimostra che papa Francesco non vuole valorizzare solo nazioni tradizionalmente cattoliche”.

Il contesto islamico in cui sono immersi i cattolici in Indonesia è molto diverso da quello mediorientale: i musulmani indonesiani seguono una corrente chiamata Islam Nusantara (l’islam dell’Arcipelago). Essa incorpora cultura, tradizioni e sapienza locali; moderazione e tolleranza sono tra le caratteristiche distintive. “Come ogni altro gruppo religioso – afferma Saifuddin – i cattolici sono parte integrante della storia indonesiana. Il ministero degli Affari religiosi diffonde nel Paese l’idea che praticare la religione significa esercitare un dovere di cittadino e viceversa. In Indonesia, nazionalismo e appartenenza religiosa sono due facce della stessa medaglia”.

“Noi indonesiani – sottolinea il ministro – non vogliamo diventare una nazione leader nel mondo islamico. Promuovere e costruire insieme il valore della fratellanza è una responsabilità comune. Ciascuna religione insegna compassione ed umanità. Tuttavia, di recente assistiamo a casi in cui il sentimento religioso viene sfruttato per scopi contrari alla fede. Perciò, siamo chiamati a difendere e far prevalere i suoi valori fondanti. Dobbiamo rivedere il modo in cui la religione viene vissuta: sempre più fedeli assumono un comportamento ‘esclusivo’. L’Indonesia vuole invece che la pratica religiosa sia ‘inclusiva’”.

Il ministero degli Affari religiosi organizza diversi forum ed occasioni d’incontro, in cui ciascun gruppo religioso trova rappresentanza. “In Indonesia, queste sono le sedi in cui le controversie vengono mediate”, spiega Saifuddin. “Al giorno d’oggi – aggiunge – la tecnologia rappresenta una sfida perché il contatto umano viene relegato in secondo piano. Ma è con l’incontro e la comunicazione ‘faccia a faccia’ che si risolvono i problemi. In Indonesia siamo fortunati ad avere organizzazioni religiose come Nahdlatul Ulama (Nu) e Muhammadiyah, che sostengono gli sforzi del governo per mantenere pace e armonia nella società. La tolleranza ed il rispetto per la diversità sono caratteristiche innate nel nostro popolo. I sentimenti di odio e l’estremismo sono parte di un fenomeno comparso solo negli ultimi 10 anni. Esso sfrutta le nuove forme di comunicazione, come i social media, e ci ricorda che dobbiamo impegnarci ogni giorno per difendere la nostra unità”.