Psicanalista: la ‘terapia del perdono’ per superare il trauma dei massacri di Pasqua
di Melani Manel Perera

I sopravvissuti agli attentati del 21 aprile stanno elaborando il lutto in maniera differente: alcuni non accettano quanto accaduto, altri “fanno forza sulla propria capacità di adattamento”. Colpito il “sentimento di comunità”. Il trauma ha provocato una “disintegrazione della percezione sensoriale”.


Colombo (AsiaNews) – Far riscoprire il significato della vita fino al perdono dopo gli attentati di Pasqua: è lo scopo della psicoterapia esercitata dal dott. Ravindra Ranasinha, psicanalista srilankese. Ad AsiaNews parla del recupero psico-fisico delle persone sopravvissute agli attentati del 21 aprile scorso, segnate da profondi traumi. “Non sappiamo quanto ci vorrà per un pieno recupero – afferma – perché molto dipende dall’elaborazione personale”.

Quasi cinque mesi fa la tragedia ha sconvolto l’isola: gli attentati in tre chiese e tre hotel di lusso di Colombo hanno provocato 263 vittime e oltre 600 feriti. Lo specialista ha incontrato diversi sopravvissuti alla bomba esplosa nella chiesa di san Sebastiano a Katuwapitiya. “Alcuni hanno compreso cosa è accaduto – riferisce – altri tentano ancora di riconciliarsi con la realtà. Alcuni non vogliono accettare il trauma, altri fanno forza sulle proprie capacità di adattamento. In entrambi i casi, hanno bisogno di sostegno per costruire la loro resilienza”.

Lo psicanalista evidenzia che quanto avvenuto “colpisce il senso stesso di comunità. Non è l’individuo a essere stato colpito, ma la comunità [cristiana] nel suo insieme. Questo rende le cose ancora più complesse perché [per aiutare, dobbiamo capire] il modo in cui la comunità di individui comprende, condivide e elabora le esperienze”.

La prima cosa di cui le vittime hanno bisogno, aggiunge, “è una figura amica che li ascolti e sui cui possano trasferire le proprie esperienze. Questa condivisione li aiuta a sfogare i propri sentimenti. È un momento molto catartico”. Il meccanismo di proiezione è valido sia per gli adulti che per i bambini. A proposito di questi ultimi, continua il dott. Ranasinha, “quando si fidano del terapeuta, non vogliono più essere accompagnati dai genitori alle sedute di gruppo”. Ad ogni modo, per alcuni minori “in caso di trauma, la terapia del dialogo non basta. Ci sono bambini che non esprimono in maniera verbale cosa stanno soffrendo. Per loro è preferibile utilizzare la ludoterapia e altri esercizi pratici”.

Per quanto riguarda gli adulti, l’analista ha notato “una disintegrazione sensoriale in caso di trauma, che si manifesta sotto forma di torpore e affievolimento del tatto e dell’olfatto. Alcune donne ci hanno detto di non riuscire a riconoscere i sapori mentre cucinano”. Secondo lo specialista, per queste persone è utile far ascoltare canti e inni della tradizione popolare, accompagnandoli ad aromi di spezie, fiori e foglie, che possano far risuscitare il ricordo dei sapori.

Inoltre “le parabole della Bibbia sono una potente risorsa per rafforzare le vittime. Esse contengono [l’ira] delle persone. Ho notato che le parabole aprono la strada alla ricerca interiore durante le sedute di gruppo. Le ricorse spirituali aiutano le vittime a comprendere lo scopo della propria vita”.

“È naturale – dichiara – che le vittime provino rancore nei confronti dei carnefici. Si tratta di un sentimento che è ben visibile e comprensibile in caso di perdita di un familiare. Le persone mi parlano della loro rabbia e io li ascolto. Essi danno libero sfogo alle emozioni e essere ascoltati li aiuta. Il nostro compito è aiutarli a elaborare questo rancore, evitando che generalizzino questi sentimenti e li dirigano verso una comunità. Per i cristiani, il perdono è l’ultimo stadio nel processo di guarigione ed è il più importante insegnamento spirituale”.