YouTube, insieme a Twitter e Facebook contro la disinformazione della Cina sulle proteste di Hong Kong
di Paul Wang

Ieri il gigante del web ha chiuso 210 account su YouTube che operano in modo coordinato. Twitter ha bloccato 936 account; Facebook ha rimosso sette pagine, tre gruppi e cinque account per il loro “comportamento falso e coordinato, parte di un piccolo network che ha origine in Cina e focalizzato su Hong Kong”. I giovani delle manifestazioni preferiscono Telegram.


Hong Kong (AsiaNews) - Dopo Twitter e Facebook, anche Google frena la campagna di disinformazione della Cina sulle proteste di Hong Kong. Ieri il gigante del web ha chiuso 210 account su YouTube perché parte di un tentativo “coordinato” di postare materiale legato alle manifestazioni che si susseguono nel territorio.

Secondo la compagnia, i canali chiusi sono “un modo coordinato di caricare video” legato “alle proteste di Hong Kong”. Google non ha accusato direttamente la Cina, ma ha dichiarato che la sua decisione era legata alle “recenti osservazioni e azioni legate alla Cina, annunciate da Facebook e Twitter”.

Il 19 agosto scorso, Twitter ha bloccato 936 account provenienti dalla Cina, perché violano “la politica sulle manipolazioni della piattaforma”, compreso lo spam, attività coordinate, falsi account e evasione.

Subito dopo, anche Facebook ha rimosso sette pagine, tre gruppi e cinque account implicate in quello che esso ha definito un “comportamento falso e coordinato, parte di un piccolo network che ha origine in Cina e focalizzato su Hong Kong”.

In Cina Twitter, Facebook e molte altre piattaforme di social occidentali sono bloccati dal “Grande muro di fuoco” della censura, che filtra i contenuti. A Hong Kong i dimostranti pro-democrazia usano i social per tenere i contatti fra di loro e diffondere nel mondo notizie e fatti legati alla loro situazione. Il social più usato è Telegram. In passato Facebook e Google hanno cercato di venire a patti con il governo cinese, offrendo i loro servizi e accettando una certa censura. Ma non sono giunti ad alcuna conclusione.