Processo a Sangla Hill: i testimoni musulmani coprono i veri responsabili

AsiaNews intervista uno dei 13 testimoni cristiani delle violenze a chiese ed edifici religiosi nel villaggio: i musulmani non dicono la verità, dalla moschea locale sentivamo pronunciare parole contro di noi. Anche l'Asian Human Rights Commission si unisce alle vittime e chiede un'inchiesta giudiziaria dell'Alta Corte.


Sangla Hill (AsiaNews) - Continua il processo della Corte distrettuale di Nankana Sahib sulle violenze al villaggio di Sangla Hill, mentre la situazione nella zona rimane tesa. Esponenti islamici accusano gli stessi cristiani degli atti di vandalismo, di cui invece sono stati vittime e pretendono la liberarazione degli 88 musulmani in custodia della polizia in connessione agli incidenti. AsiaNews ha intervistato uno dei 13 cristiani, che ha testimoniato lo scorso 28 novembre davanti al giudice distrettuale, Sheik Mohammad Yousaf. I 13 hanno ottenuto di deporre in sede privata visto che i testimoni musulmani - ascoltati in precedenza - hanno tutti "coperto i veri responsabili, pur conoscendone l'identità".

Sahiq Bhatti denuncia che fin'ora "nessuno ha nominato i colpevoli che hanno incitato la folla e partecipato all'aggressione contro chiese e proprietà cristiane, sebbene li conoscano". Bhatti, invece, parla chiaro: "Abbiamo detto al giudice di aver sentito Maulvi Zulfiqar pronunciare incitazioni anticristiane dalla moschea Markazi Jamia Rizvia"."Egli - continua il racconto - invitava le persone a raccogliersi presso il Madni Palace - un luogo di prorietà di Malik Azam", il nazim (capo) del Consiglio locale.

Sabato 12 novembre una folla di circa 2 mila musulmani, fomentata dai capi religiosi, ha marciato verso il villaggio di Sangla Hill. Essi hanno prima distrutto e poi bruciato 3 chiese cristiane, un convento, 2 scuole cattoliche, la casa di un pastore protestante e quella del parroco cattolico, un ostello per ragazze e alcune case di cristiani.

Intanto la deposizione di due testimoni musulmani, tra i quali il querelante Mohammad Saleem, fanno vacillare le accuse di blasfemia rivolte a Yousaf Masih, ritenute la scintilla che ha fatto esplodere le violenze il 12 novembre. Secondo l'accusa, il giorno precedente l'uomo, un cristiano, avrebbe bruciato alcune copie del Corano. Da quanto emerge dalle deposizioni, Masih e Saleem stavano litigando in un luogo diverso da quello apparso nella denuncia per blasfemia. Inoltre, si registra un'incongruenza nel racconto fatto dal querelante e l'orario in cui è stata registrata la denuncia. Saleem dice che l'incidente è avvenuto all'una di pomeriggio e per estinguere il fuoco e catturare Masih sono servite 2 ore e mezza. La denuncia però è stata registrata alle 12.45, ancora prima che il fatto accadesse.

Fin dall'inizio del caso sia i leader religiosi che la comunità hanno difeso Masih: l'uomo è analfabeta e non in grado di distinguere il Corano da altri libri. Per i familiari, tutto è nato da una semplice questione economica. Masih stesso si è dichiarato innocente. La legge sulla blasfemia prevede la pena di morte per chi dissacra il Corano. Per la comunità cristiana del Paese, il provvedimento è solo una scusa per attaccarla e sistemare dispute personali.

La tensione rimane alta, sebbene il governo del Punjab sembra intenzionato a impedire che Sangla Hill dia il via a un'escalation di violenze tra le due comunità. Maulana Sarfraz Naeemi, segretario generale dell'organizzazione musulmana Tanzimat Madaris Diniya, ha accusato le autorità locali di aver dato poca attenzione alla dissacrazione del Corano e minaccia di organizzare una marcia per liberare gli 88 musulmani tenuti in custodia dalla polizia con la "falsa accusa" di aver distrutto le chiese cristiane. Secondo l'oganizzazione sarebbero stati i cristiani a dare fuoco ai loro stessi edifici.

L'Asia Human Rights Commission, con base ad Hong Kong, si è unita alla richiesta delle vittime di Sangla Hill affinchè sia l'Alta Corte, e non un tribunale distrettuale, ad occuparsi dell'inchiesta giudiziaria. I cristiani chiedono chiarezza anche sul perchè se c'era una denuncia legale, il nazim ha voluto intraprendere "azioni dirette" e la popolazione farsi giustizia da sola? Dov'era la polizia? (QF - PJ)

Nella foto, il testimone cristiano Sahiq Bhatti