I georgiani lanciano una “crociata” in Azerbaijan
di Vladimir Rozanskij

Un monastero ortodosso che risale al VI secolo si trova su un territorio conteso fra Baku e Tibilisi. I fedeli georgiani vogliono affermare i propri diritti “con calma, ma con fermezza sui principi”. Nonostante un lungo lavorio diplomatico, non si è ancora chiarita la questione dell'appartenenza.


Baku (AsiaNews) - Un monastero su un territorio conteso tra Georgia e Azerbaigian è oggetto di rivendicazione da parte dei georgiani ortodossi. Lo scorso martedì 28 maggio, giorno dell’indipendenza dell’Azerbaijan, gli attivisti georgiani si sono radunati presso il monastero del VI secolo dedicato a David-Garedzha (Udabno), antico santo della Chiesa di Georgia, situato nella zona di frontiera tra i due Paesi. I fedeli, sostenuti dal Sinodo dei vescovi del Patriarcato di Tbilisi, desiderano affermare i propri diritti “con calma, ma con fermezza sui principi”. Lunghe trattative diplomatiche non hanno chiarito la questione dell’appartenenza del monastero.

Come ha raccontato a Kommersant l’attivista David Katsarava, leader del movimento contro l’occupazione del monastero, “migliaia di giovani e patrioti da tutta la Georgia hanno deciso di recarsi al monastero, nonostante l’opposizione delle autorità azere”, per affermare l’importanza di David-Garedhza per la Chiesa georgiana. La manifestazione è nata con la discesa in piazza di alcuni monaci, sostenuti dal Sinodo georgiano, che temono le “provocazioni” del governo azero, titolare del complesso monastico dai tempi dell’Unione Sovietica.

Le ragioni del conflitto risalgono a diverse causalità storiche. Gli studiosi azeri affermano che il monastero, da essi chiamato Keshikchidag, non si riferisce alla cultura georgiana, bensì a quella albanese, di cui Baku si ritiene legittima erede; i georgiani ritengono anti-scientifica questa teoria. L’ex-presidente georgiano Eduard Shevarnadze era arrivato a proporre al collega azero Gejdar Aliev un terreno quattro volte più grande in cambio del monastero, ma la sua proposta venne rifiutata. La stessa proposta è stata ripetuta nel 2007 dal premier georgiano Mikhail Shaakashvili, di fronte a un nuovo rifiuto di Ilkham Aleev, nuovo presidente dell'Azerbaijan.

Nonostante i disaccordi, finora è stato concesso ai sacerdoti e ai pellegrini georgiani di accedere e celebrare liberamente nel monastero. Tutto è cambiato lo scorso aprile, quando il presidente della Georgia Salome Zurabishvili, durante una visita a Baku, ha posto in modo netto la questione della attribuzione del complesso monastico alle autorità di Tbilisi. Di ritorno in patria, essa si è recata presso le mura di David-Garedzha, facendosi una fotografia con i soldati georgiani e il monastero sullo sfondo. Gli azeri, in seguito a questo gesto, hanno chiuso l’accesso al santuario.

Sono dunque iniziate nuove trattative diplomatiche sulla questione dei confini tra i due stati, ma finora non hanno portato ad alcuna conclusione, come in passato. Gli azeri propongono un accesso al monastero duplice e paritario da entrambi i versanti del confine, ma i georgiani non hanno accettato; nel frattempo, gli azeri hanno iniziato ad aprire una nuova strada per il monastero, facendo ulteriormente indispettire i georgiani. La protesta della gente rischia di degenerare: gli attivisti hanno bloccato l’autostrada Baku-Tbilisi-Ankara, creando notevoli disagi ai trasporti di merci e persone.

La Georgia della nuova presidente Zurabishvili sta entrando, in generale, in una nuova fase di conflitti esterni; lo scorso marzo la presidente aveva iniziato una polemica con l’Armenia, a sua volta principale antagonista dell’Azerbaigian nella regione. Visitando la capitale Erevan, essa era tornata ad accusare gli armeni dell’occupazione del Nagorno-Karabakh, altro territorio conteso da tempo, dove le azioni militari erano state sospese da un armistizio di 25 anni fa.