Pioggia di missili israeliani su Gaza in risposta al lancio di due razzi verso Tel Aviv

Colpite postazioni militari di Hamas nella Striscia. Il movimento islamico smentisce ogni coinvolgimento nell’attacco. Analisti ed esperti parlano di azione di disturbo per impedire accordi di cessate il fuoco fra i due fronti. Annullate le manifestazioni settimanali previste per oggi al confine fra Israele e Gaza. 


Gaza (AsiaNews) - Pioggia di missili israeliani nella prima mattinata di oggi su Gaza, in risposta al lancio avvenuto nel pomeriggio di ieri di due razzi dalla Striscia e indirizzati verso la città costiera di Tel Aviv per la prima volta dalla guerra del 2014. Colpiti obiettivi del movimento islamico Hamas. “Aerei da combattimento, elicotteri da attacco e l’aviazione israeliana - riferisce in una nota l’alto comando militare - hanno lanciato un attacco congiunto contro un centinaio di postazioni dell’organizzazione terroristica Hamas nella Striscia di Gaza”.

Fonti della Difesa israeliane riferiscono che il sistema di difesa Iron Dome ha intercettato parte dei missili lanciati verso il Paese. Ai primi due razzi verso Tel Aviv, che non hanno causato vittime o danni materiali, sono seguiti altri sei missili tutti intercettati tranne uno dal sistema difensivo. I militari israeliano hanno diffuso immagini di obiettivi colpiti dagli oltre cento missili lanciati verso la Striscia; centrato anche quello che viene considerato il quartier generale di Hamas per le operazioni in Cisgiordania, un deposito di armi e una rimessa navale. 

La risposta dei militari con la stella di David ha causato il ferimento di due persone a Gaza, un uomo e una donna di Rafah colpiti da alcuni calcinacci caduta dalla propria abitazione.

In queste ore il movimento islamico che controlla la Striscia ha smentito con forza il coinvolgimento nel lancio di razzi di ieri verso Israele. Alcuni media israeliani, che citano fonti della difesa, affermano che i razzi sarebbero partiti “per errore” durante lavori di manutenzione. 

L’attacco è avvenuto mentre era in corso un incontro fra leader di Hamas e delegati egiziani, che stanno mediando da tempo nel tentativo di raggiungere un accordo per il cessate il fuoco con Israele. Analisti ed esperti di politica mediorientale affermano che i razzi sarebbero un tentativo di innalzare la tensione e impedire di fatto ogni tipo di accordo fra Hamas e Israele. 

Nella notte le sirene di allerta hanno continuato a risuonare per le vie di Tel Aviv, alimentando tensioni e preoccupazione fra la popolazione civile. Una possibile escalation di violenze rappresenta un ulteriore elemento di crisi per un Paese che si avvia ad elezioni politiche il prossimo 9 aprile, in un contesto di incertezza e confusione con il premier Benjamin Netanyahu in cerca del quinto mandato ma sul quale pende il rischio di un processo per corruzione. 

In seguito all’escalation militare in corso, gli organizzatori delle proteste settimanali al confine fra Gaza e Israele hanno deciso di sospendere qualsiasi forma di dimostrazione per la giornata di oggi. Una scelta, precisano, dettata “dall’interesse pubblico”. 

Dal 30 marzo 2018 in concomitanza con l’inizio della “Marcia del ritorno”, la frontiera che separa la Striscia da Israele è stata teatro di ripetute manifestazioni da parte dei palestinesi. Essi protestavano contro il blocco alle merci imposto da Israele a Gaza [definita una prigione a cielo aperto] e per il riconoscimento di un diritto al rientro nelle loro case per i rifugiati palestinesi. 

Nel contesto delle proteste, in questi mesi si sono verificati numerosi episodi di violenza definiti una “vergogna” da attivisti israeliani, durante i quali sono state uccisi almeno 251 palestinesi (e due soldati israeliani). L’esercito ha sempre affermato di aver aperto il fuoco per proteggere la frontiera da incursioni e attacchi di miliziani armati. L’Onu non esclude “crimini di guerra” dei militari israeliani.