Due territori indiani cancellano la festa del Venerdì Santo. Mons. Mascarenhas: Fatto gravissimo

Dadra e Nagar Haveli (Dnh) e Daman e Diu sono entrambe ex colonie portoghesi. La comunità cristiana locale è composta da circa 100mila fedeli. In tutto, ci sono 13 chiese. Segretario dei vescovi cattolici: “Ho fiducia che la comunità indù di maggioranza stia dalla nostra parte e annulli gli atti discriminatori di pochi fondamentalisti che vogliono dividere il Paese”.


New Delhi (AsiaNews) – Per la prima volta nella storia del Paese, due Territori indiani hanno abolito il Venerdì Santo come festa nazionale. Si tratta di Dadra e Nagar Haveli (Dnh) e Daman e Diu, entrambi ex colonie portoghesi sulla costa occidentale del Paese. Per mons. Theodore Mascarenhas, segretario generale della Conferenza episcopale indiana (Cbci), “è un fatto gravissimo”. Ad AsiaNews afferma: “Sono molto addolorato. È una palese discriminazione da parte degli amministratori. Chiediamo loro di rispettare il sentimento religioso della minoranza cristiana e evitare questi metodi che creano divisione tra la popolazione”.

Il vescovo prosegue spiegando che la cancellazione della ricorrenza come festa ufficiale dello Stato è ancora più grave perché “in India esistono solo due feste cristiane riconosciute nella Gazzetta nazionale: il Natale e il Venerdì Santo”. I cristiani, aggiunge, “sono una piccola minoranza nelle due aree, ma proprio per questo i loro diritti devono essere rispettati”.

Nello specifico, le autorità locali hanno declassato la celebrazione da Tipo 1 delle feste ufficiali pubblicate in Gazzetta (Schedule 1 of Public Holidays) a Tipo 2 nella categoria ristretta (Schedule 2 Restricted holiday category). Ciò vuol dire che mentre in precedenza banche, scuole e uffici pubblici rimanevano chiusi, d’ora in avanti i dipendenti dovranno richiedere le ferie.

La comunità cristiana residente nelle due ex colonie è composta da circa 100mila persone; a Dadra e Nagar Haveli ci sono sette chiese, a Daman e Diu quattro. I fedeli sono venuti a sapere della cancellazione della festa in modo del tutto casuale, mentre iniziavano i preparativi per la festa del Venerdì Santo, che quest’anno si celebra il 19 aprile. Nello stesso periodo si svolgeranno anche le elezioni generali per la rielezione del governo e della Camera bassa del Parlamento indiano (Lok Sabha). Il voto nei due Territori è fissato per il 23 aprile.

I cristiani locali non comprendono i motivi che hanno spinto le autorità a cancellare la festa e per questo protestano: sacerdoti e leader religiosi hanno scritto un appello al magistrato distrettuale e al governo centrale. “Anche io – dichiara mons. Mascarenhas – ho scritto a Rajnath Singh, ministro dell’Interno dell’Unione Indiana, chiedendogli d’intervenire per ritirare la notifica. Spero che egli ci ascolti, perché sia i cristiani che tanti altri sono molto turbati”.

In passato, ricorda il segretario dei vescovi cattolici, “c’è stato un tentativo simile: il governo voleva dichiarare il Natale solo come Good Governance Day [celebrato sempre il 25 dicembre, ma per ricordare il giorno di nascita dell’ex primo ministro Atal Bihari Vajpayee – ndr]. Il suo tentativo è fallito perché la maggioranza della popolazione si è schierata dalla nostra parte”. “Spero, prego e ho fiducia – conclude – che anche questa volta la comunità indù di maggioranza stia dalla nostra parte e annulli gli atti discriminatori di pochi fondamentalisti che vogliono dividere il Paese”.