Proibito recarsi negli Usa per economisti cinesi: ‘minacciano la sicurezza nazionale’
di Wang Zhicheng

L’economista Sheng Hong, il suo collega Jiang Hao sono stati bloccati all’aeroporto; il collaboratore Zhang Shuguang non ha potuto ottenere il visto: tutti dovevano recarsi ad Harvard per un simposio sui 40 anni delle riforme economiche di Deng Xiaoping. I fermati appartengono all’istituto Unirule, noto per le sue visioni liberali in fatto di economia.


Pechino (AsiaNews) – Le autorità cinesi hanno proibito ad alcuni economisti di viaggiare verso gli Usa e partecipare a un simposio perché la loro presenza là “minaccia la sicurezza nazionale”.

Sheng Hong (foto 1), Jiang Hao, Zhang Shuguang rispettivamente direttore e collaboratori del think tank economico Unirule, sono stati bloccati dall'anadare negli Stati Uniti, all’università di Harvard, ad un seminario dove si discuteva dei 40 anni di riforme economiche e di aperture inaugurate da Deng Xiaoping.

La scorsa settimana, Sheng ha scritto un vibrante articolo sul Financial Times in cinese, mettendo in guardia Pechino dall’abbandonare la politica di riforme di Deng Xiaoping, che puntava al mercato e al commercio liberi. Senza queste riforme, egli ha detto, si rischia un conflitto con l’occidente.

Sheng e Jiao sono stati bloccati all’aeroporto il 3 novembre scorso; Zhang non ha ricevuto il visto. I tre appartengono all’istituto indipendente di economia Unirule, noto per le sue visioni indipendenti e liberali, sostenitrici del libero mercato e critiche dell’appoggio dato dal governo cinese alle industrie di Stato.

Intervistato ieri da Rfa, Sheng ha dichiarato che il poliziotto che lo ha fermato non sapeva spiegare il motivo del divieto. Egli allora ha scritto al presidente Xi Jinping per chiedere in che senso la sua partecipazione al simposio minaccerebbe la sicurezza nazionale, ma non ha finora ottenuto riposta.

Ironicamente, proprio ieri, Xi, partecipando all’incontro a Shanghai del al China International Import Expo, Xi ha difeso la globalizzazione e le aperture reciproche fra gli Stati, promettendo riforme, ma senza precisare i tempi di realizzazione.

Da tempo l’istituto Unirule non è ben visto dal governo di Xi Jinping. Fondato nel 1993 dall’economista Mao Yushi, nel gennaio 2017 ha subito la chiusura del suo sito internet e la cancellazione degli account di diversi suoi membri. Le autorità hanno anche cercato di terminare il contratto di affitto del think tank, lasciandoli in strada e stanno cercando di togliere la licenza per contratti di consultazione dell’istituto, per tagliare loro i fondi.

L’economia cinese soffre di sovrapproduzione e di una mastodontica industria statale che non segue le leggi del mercato e si fa forte della copertura dello Stato per tutti i suoi deficit. In compenso, le industrie private, che producono oltre il 60% della ricchezza in Cina, non godono degli stessi benefici, aiuti e prestiti di quelle statali. All’inizio del suo mandato, Xi Jinping appariva deciso a riformare l’economia, ma in seguito, forse per la resistenza di molti gerarchi, è divenuto restio, combattendo tutte le idee liberali e gli intellettuali che le sostengono.

Al simposio di Harvard erano invitati anche altri economisti cinesi, i quali hanno declinato l’invito citando sopravvenute “difficoltà”: un eufemismo per indicare che anche essi hanno ricevuto pressioni dal governo.