Total abbandona il progetto South Pars in Iran. Zarif: gli Stati Uniti ‘malati’ di sanzioni

Con l’introduzione di nuove sanzioni Usa il gigante francese dell’energia lascia il mega-progetto da 4 miliardi di dollari. Per il completamento pronta a subentrare la cinese CNPC, già partner. Il ministro iraniano degli Esteri contro l’amministrazione Trump, esclusi colloqui diretti in futuro. 

 


Teheran (AsiaNews/Agenzie) - La Total ha lasciato in via ufficiale l’Iran, mettendo fine alle speculazioni sulla partecipazione alla fase finale del progetto sugli idrocarburi South Pars. La conferma arriva dal ministro iraniano del Petrolio Bijan Zanganeh, secondo cui la decisione del gigante francese dell’energia è legata alla scelta del presidente Usa Donald Trump di cancellare l’accordo nucleare del 2015 (il Jcpoa) e introdurre le più dure sanzioni della storia anche a ditte e Paesi che collaborano con l'Iran.

“Due mesi fa” spiega il titolare del dicastero, la Total ha informato il governo che non intende concludere la fase 11 dei lavori al nuovo mega-impianto energetico. Zanganeh ha aggiunto che sono già stati avviate le procedure per sostituire il gigante francese e portare a termine un progetto dal valore complessivo di circa 4 miliardi di dollari. 

La Total era parte di un consorzio di cui deteneva il 50,1% di azioni, seguita dalla cinese CNPC (col 30%) e dalla locale Petropars (19,9%). Analisti ed esperti ritengono probabile il rilevamento delle quote da parte del gigante energetico di Pechino, che diverrà capofila del progetto con oltre l’80%. 

Intanto il ministro iraniano degli Esteri Javad Zarif, intervistato dalla Cnn, parla di una “malattia” dilagante negli Stati Uniti, la “dipendenza dalle sanzioni”. Anche durante la precedente amministrazione Obama, aggiunge il capo della diplomazia di Teheran, l’enfasi era puntata sulle sanzioni ancora in atto più che “applicare i propri obblighi”.   

Zarif è convinto che l’accordo nucleare possa essere mantenuto in vita, pur a fronte della rinuncia degli Stati Uniti che hanno già introdotto la prima parte di nuove sanzioni. Il governo Usa, aggiunge, non ha ancora capito che queste misure non servono a cambiare il clima politico in Iran. “Le sanzioni - conclude - causano difficoltà economiche, ma non danno frutti sul piano politico”. Esclusa, infine, anche la possibilità di colloqui futuri con l’amministrazione Trump.