Tensione Iran-Usa: Hormuz, prezzi del petrolio alle stelle con la chiusura dello Stretto

Analisti esperti prevedono aumenti fino a 250 dollari al barile. Il blocco potrebbe togliere dal commercio globale via mare fino a 17 milioni di barili al giorno. Tuttavia resta remota l’ipotesi di uno scontro frontale sul greggio. In questi giorni il prezzo resta stabile, attorno ai 77 dollari. 


Teheran (AsiaNews) - Il prezzo del petrolio potrebbe aumentare fino a toccare un picco massimo di 250 dollari al barile, nel caso in cui l’Iran dovesse dare seguito alla minaccia avanzata nei giorni scorsi di bloccare i transiti nello Stretto di Hormuz. Un provvedimento, quello di chiusura, che rappresenta una ritorsione alle crescenti pressioni degli Stati Uniti sui Paesi alleati e non, perché azzerino l’acquisto di greggio prodotto dalla Repubblica islamica.

L’intero complesso delle sanzioni, comprese quelle relative all’acquisto di petrolio, dovrebbero scattare a partire dal prossimo 4 novembre. In questo arco di tempo l’amministrazione Usa aumenterà le pressioni diplomatiche e commerciali anche su Pechino e New Delhi, i principali importatori di petrolio iraniano assieme a Iraq e Turchia, perché ottemperino alle direttive.

L’accordo nucleare raggiunto da Teheran (su impulso dell’amministrazione Usa guidata da Barack Obama) nel 2015 con la comunità internazionale (il Jcpoa) aveva rilanciato le esportazioni, in particolare nel settore del petrolio. Tuttavia, la decisione del presidente Usa Donald Trump di cancellarlo e introdurre al contempo le sanzioni più dure della storia contro Teheran ha fatto precipitare di nuovo la situazione. 

Fra gli analisti, uno dei più pessimisti è Artem Avinov di Tele Trade, che ipotizza una crescita che arriverà a toccare i 250 dollari al barile in caso di chiusura dello Stretto. Una decisioni che interromperà la fornitura di almeno 17 milioni di barili al giorno sul mercato globale attraverso il commercio via mare. Tuttavia, egli aggiunge che questa ipotesi è al momento "improbabile" e che Teheran potrebbe puntare piuttosto su una “veloce rappresaglia economica o militare”. 

Un secondo esperto di Global FX ritiene che i prezzi potrebbero sfiorare quota 160 dollari al barile. 

L’aspettativa di una rapida crescita nel prezzo del greggio sul mercato globale è “normale” in una situazione attuale di tensione e confusione. E la stessa crescita vertiginosa dei prezzi è solo una ipotesi di studio, senza conferme fattuali. Del resto sono in pochi a credere che l’Iran arriverà fino in fondo alla minaccia e, per la prima volta nella storia, darà corso alla minaccia di chiudere i transiti dallo Stretto di Hormuz. 

Nell’area è presente la Fifth Fleet della marina degli Stati Uniti, con il compito di assicurare un transito regolare e sicuro di navi e merci, in particolare del greggio in un’area strategica per gli alleati arabi del Medio oriente e per il commercio globale. Per Washington ogni tentativo di blocco verrebbe percepito come una aggressione militare diretta e questo finirebbe per far schizzare verso l’alto il prezzo del petrolio. 

Per il momento i prezzi sembrano mantenersi stabili, con il Brent che si aggira attorno ai 77 dollari al barile. Inoltre, la tendenza al rialzo innescata dalle pressioni sull’Iran sembra essere compensata con efficacia dalla spinta al ribasso nella guerra delle tariffe doganali fra Cina e Stati Uniti, con Pechino che dovrebbe annunciare a breve i nuovi prezzi delle importazioni.