Mirpur, 25 anni della parrocchia di Maria Regina degli Apostoli (Foto e Video)
di Anna Chiara Filice

La posa della prima pietra è avvenuta nel 1993; due anni dopo l’inaugurazione; nel 2007 elevata a parrocchia. “Una chiesa che risponde alle richieste immediate della comunità”. Oggi la chiesa ha 750 famiglie di fedeli. Servizi offerti a malati, disabili, studenti. “Una chiesa aperta a tutti, senza distinzioni di ceto o religione”.


Dhaka (AsiaNews) – Una grande festa per “ringraziare delle tante benedizioni ricevute in questi anni. Ci sono stati canti, danze, musica e spettacoli. Abbiamo gioito del cammino fatto insieme. E ora siamo pronti ad affidare questa comunità alla Chiesa locale”. È come p. Quirico Martinelli, missionario Pime in Bangladesh, descrive ad AsiaNews le celebrazioni per il 25mo anniversario della posa della prima pietra della parrocchia di Maria Regina degli Apostoli a Dhaka, di cui è l’attuale parroco. Una chiesa che, afferma p. Livio Prete (ex parroco), “ha sempre operato in risposta ai bisogni immediati della comunità. Sono stati 25 anni al servizio della popolazione. Tutto ciò che abbiamo fatto è stato compiuto con un’ottica cristiana per rispondere a ciò che più era necessario al momento: dalla cura dei malati e disabili, alla scuola per i bambini, all’accompagnamento spirituale e la catechesi per i fedeli”.

Il 4 maggio scorso la chiesa ha organizzato una grande festa, cui era presente anche il card. Patrick D’Rozario, arcivescovo di Dhaka. P. Quirico racconta: “Insieme alle 750 famiglie della parrocchia abbiamo reso omaggio al lavoro di tanti missionari, suore e laici che in questi anni hanno seminato e dissodato un terreno duro e difficile, ma anche nutrito ed educato i cuori di numerosi figli di Dio, accudito malati, emarginati e le tante famiglie di emigrati che abitano in zona”.

Situata nel quartiere di Mirpur-2, la chiesa nasce nel 1993 per volontà dell’istituto missionario. Lì dove c’erano solo campi, acquitrini, risaie e slum, p. Gianantonio Baio, Pime, intuisce di portare il messaggio di Cristo, decide di comprare un terreno e di costruirvi una chiesa. “All’epoca non c’era niente – ricorda p. Quirico – mentre ora è cresciuto un quartiere pieno di negozi, case, ospedali e scuole. A quel tempo il quartiere era una zona periferica di Dhaka. Qui risiedevano soprattutto famiglie emigrate nella capitale in cerca di lavoro”.

Il 29 maggio 1993 p. Gianbattista Zanchi, ex superiore regionale, pone la prima pietra (v. foto); due anni più tardi, il 2 giugno 1995, la chiesa viene inaugurata dall’allora arcivescovo mons. Michael Rozario. Essa diviene un sotto-centro della parrocchia di Santa Cristina. “Il primo a rimboccarsi le maniche nella nuova struttura – riferisce p. Livio – è stato p. Gian Paolo Gualzetti, che ha fatto un’opera encomiabile. Andava in giro tutto il giorno alla ricerca dei cristiani e dava loro il conforto del Vangelo”.

Ad aiutarlo nella sua opera missionaria, p. Gualzetti riceve un enorme sostegno da una suora bengalese, sr. Golapi Toppo (v. foto), la prima religiosa locale delle Missionarie dell’Immacolata (istituto femminile associato al Pime). Sr. Anna Maria Panza, consigliera provinciale in Bangladesh, la ricorda con affetto: “Era una donna instancabile. Proveniva dai villaggi del nord e aveva l’abitudine di visitare i cristiani nelle loro case. È questo stesso zelo che ha portato anche a Dhaka, girando nel quartiere tutti i giorni in cerca dei cristiani o di tribali che avevano il desiderio di avvicinarsi alla fede. Appena riceveva la notizia che una nuova famiglia si era trasferita nel quartiere, lei era la prima a fargli visita”.

Sul suo lavoro a Mirpur, p. Gian Paolo riferisce: “La caratteristica della chiesa era il contatto diretto con le persone. Lì vivevano tanti emigrati, con esperienze di vita diverse. L’aspetto più stimolante era trovare un modo per farle stare insieme. Per questo era importante fare una buona liturgia, per sostenerle dal punto di vista spirituale”.

A poco a poco il luogo cattolico diventa il punto di riferimento di tutto il quartiere. Vengono attivati diversi servizi alla popolazione, “sempre con uno sguardo attento verso i bisogni degli abitanti”, continua p. Gualzetti. Sotto la sua guida, e con l’aiuto del coadiutore p. Paolo Ballan, nasce la vicina scuola di Santa Teresa, dove studiano alunni fino all’ottava classe (terza media), in maggioranza musulmani. Poi viene attivato un “sick center” che ospita malati speciali da tutto il Paese che vengono nella capitale per le operazioni delicate; ogni pomeriggio nella scuola si riunisce il gruppo di aiuto ai disabili, con tutori e insegnanti a loro dedicati; vengono attivati corsi di cucito e per il sostegno agli alcolisti anonimi (ora sospeso); infine l’ostello per le giovani lavoratrici e quello per gli aspiranti seminaristi del Pime.  

P. Prete sostiene che l’esempio di Mirpur “è un’eccezione in una città come Dhaka che è un ‘mostro’, piena di smog, inquinamento acustico e luminoso. La gente non si ferma mai, c’è traffico ovunque e una povertà estrema. Una città che riesce a celare bene la sofferenza delle persone”.

Eppure, ciò che traspare da questo luogo è tutt’altro che sofferenza. “Qui i bambini trovano uno dei pochi spazi verdi in cui giocare in tutto il quartiere”, sostiene p. Quirico, “circondati come siamo da palazzi e casermoni. La porta è sempre aperta per tutti, bambini di ogni età e religione. Accogliamo chiunque, non solo gli studenti della nostra scuola di santa Teresa [dal lato opposto della strada]”.

Nel 2007 la chiesa viene elevata a parrocchia. P. Gualzetti, che ne aveva seguito lo sviluppo fin dalle origini, ma che sta per rientrare in Italia, viene premiato dall’allora arcivescovo Paulinus Costa e nominato “parroco per un giorno”. Poi, dal 2007 al 2009, a guidarla è p. Prete; fino al 2013 p. Ballan; l’ultimo parroco è p. Martinelli. Oggi le famiglie cattoliche sono 750 di cui circa 700 temporanee, cioè che vivono in appartamenti presi in affitto. Nel 2017 ci sono stati 42 battesimi, 30 prime comunioni, 32 cresime e 12 matrimoni.

Numeri così alti, in un Paese a maggioranza islamica, si spiegano in un solo modo. “Perché la cura spirituale dei fedeli – afferma p. Ballan – è sempre stata al primo posto nel nostro apostolato, di pari passo con la tendenza a non dimenticare di guardare anche al di fuori della comunità. Il ‘Centro Gesù Lavoratore’ di Girani per giovani operai, dove oggi opera p. Gualzetti, è nato proprio da questo spirito”.

Durante la festa del 4 maggio, tutti i fedeli erano presenti. La cerimonia è stata rallegrata da canti e danze; alcune coppie hanno rinnovato le promesse matrimoniali; la parrocchia ha offerto un grande pranzo per 750 persone; infine, gli immancabili giochi di prestigio di p. Quirico, accompagnati sempre da grande entusiasmo e stupore da parte dei più piccoli (v. video). “Questa volta è avvenuto anche un piccolo incidente – racconta il sacerdote – Uno dei passerotti usciti dal cilindro è caduto in maniera rovinosa. Era un po’ malconcio quando lo abbiamo riportato al negozio, però ha avuto razione doppia di semi!”.

Alla fine di quest’anno la chiesa verrà consegnata al clero locale. A tal proposito, sr. Anna Maria Panza, delle Missionarie, afferma: “Sarà un passaggio critico, che ci addolora molto perché noi suore abbiamo collaborato in parrocchia fin dall’inizio. Per i sacerdoti proviamo un affetto sincero e tra di noi c’è una comunanza di carisma missionario. Ma di certo sarà una sfida anche per noi a rinnovare il nostro impulso missionario con una nuova creatività”. Da parte sua p. Paolo Ballan, ora in Italia, sostiene: “La parrocchia è matura e la comunità formata. Il tempo è giusto. Dobbiamo portare la nostra presenza in altri luoghi in cui c’è più bisogno di noi”.