Papa: preghiera, elemosina e digiuno contro il diavolo che è dietro ai falsi profeti

Si intitola “Per il dilagare dell’iniquità, si raffredderà l’amore di molti” il messaggio di Francesco per la Quaresima. I falsi profeti sono “incantatori di serpenti” che offrono piacere di istanti facendolo credere felicità, che rendono schiavi del denaro, “ciarlatani” che offrono soluzioni semplici e immediate alle sofferenze, dalla droga alle relazioni “usa e getta” fino alla “vita completamente virtuale” che toglie senso ai rapporti umani.


Città del Vaticano (AsiaNews) – Preghiera, elemosina e digiuno per “riscoprire” la carità e ascoltare la voce di Dio sopra a quella dei tanti “falsi profeti” del nostro tempo che fanno “dilagare l’iniquità” e dietro ai quali c’è il demonio, che “presenta il male come bene e il falso come vero”. Sono “incantatori di serpenti” che offrono piacere di istanti facendolo credere felicità, che rendono schiavi del denaro, “ciarlatani” che offrono soluzioni semplici e immediate alle sofferenze, dalla droga alle relazioni “usa e getta” fino alla “vita completamente virtuale” che toglie senso ai rapporti umani.

Guardarsi dai falsi profeti e cercare “ciò che lascia dentro di noi un’impronta buona e più duratura, perché viene da Dio e vale veramente per il nostro bene” è il monito che viene dal messaggio di papa Francesco per la Quaresima 2018 sul tema: “Per il dilagare dell’iniquità, si raffredderà l’amore di molti” (Mt 24,12), pubblicato oggi.

Il titolo del documento è una frase di Gesù. Essa “si trova nel discorso che riguarda la fine dei tempi e che è ambientato a Gerusalemme, sul Monte degli Ulivi, proprio dove avrà inizio la passione del Signore. Rispondendo a una domanda dei discepoli, Gesù annuncia una grande tribolazione e descrive la situazione in cui potrebbe trovarsi la comunità dei credenti: di fronte ad eventi dolorosi, alcuni falsi profeti inganneranno molti, tanto da minacciare di spegnere nei cuori la carità che è il centro di tutto il Vangelo”.

I falsi profeti

“Essi sono come ‘incantatori di serpenti’, ossia approfittano delle emozioni umane per rendere schiave le persone e portarle dove vogliono loro. Quanti figli di Dio sono suggestionati dalle lusinghe del piacere di pochi istanti, che viene scambiato per felicità! Quanti uomini e donne vivono come incantati dall’illusione del denaro, che li rende in realtà schiavi del profitto o di interessi meschini! Quanti vivono pensando di bastare a sé stessi e cadono preda della solitudine!

Altri falsi profeti sono quei ‘ciarlatani’ che offrono soluzioni semplici e immediate alle sofferenze, rimedi che si rivelano però completamente inefficaci: a quanti giovani è offerto il falso rimedio della droga, di relazioni ‘usa e getta’, di guadagni facili ma disonesti! Quanti ancora sono irretiti in una vita completamente virtuale, in cui i rapporti sembrano più semplici e veloci per rivelarsi poi drammaticamente privi di senso! Questi truffatori, che offrono cose senza valore, tolgono invece ciò che è più prezioso come la dignità, la libertà e la capacità di amare. E’ l’inganno della vanità, che ci porta a fare la figura dei pavoni… per cadere poi nel ridicolo; e dal ridicolo non si torna indietro. Non fa meraviglia: da sempre il demonio, che è «menzognero e padre della menzogna» (Gv 8,44), presenta il male come bene e il falso come vero, per confondere il cuore dell’uomo. Ognuno di noi, perciò, è chiamato a discernere nel suo cuore ed esaminare se è minacciato dalle menzogne di questi falsi profeti. Occorre imparare a non fermarsi a livello immediato, superficiale, ma riconoscere ciò che lascia dentro di noi un’impronta buona e più duratura, perché viene da Dio e vale veramente per il nostro bene”.

Prendendo spunto dall’immagine dantesca del diavolo che “abita nel gelo dell’amore soffocato”, Francesco esorta a chiederci “come si raffredda in noi la carità”.

Il denaro spegne la carità

“Ciò che spegne la carità è anzitutto l’avidità per il denaro, «radice di tutti i mali» (1 Tm 6,10); ad essa segue il rifiuto di Dio e dunque di trovare consolazione in Lui, preferendo la nostra desolazione al conforto della sua Parola e dei Sacramenti. Tutto ciò si tramuta in violenza che si volge contro coloro che sono ritenuti una minaccia alle nostre ‘certezze’: il bambino non ancora nato, l’anziano malato, l’ospite di passaggio, lo straniero, ma anche il prossimo che non corrisponde alle nostre attese”.

Anche l’inquinamento del creato è testimone di questo raffreddamento della carità.

E anche nelle comunità cristiane ci sono “segni” di questa mancanza di amore. “Essi sono: l’accidia egoista, il pessimismo sterile, la tentazione di isolarsi e di impegnarsi in continue guerre fratricide, la mentalità mondana che induce ad occuparsi solo di ciò che è apparente, riducendo in tal modo l’ardore missionario”.

“Se vediamo nel nostro intimo e attorno a noi i segnali appena descritti, ecco che la Chiesa, nostra madre e maestra, assieme alla medicina, a volte amara, della verità, ci offre in questo tempo di Quaresima il dolce rimedio della preghiera, dell’elemosina e del digiuno. Dedicando più tempo alla preghiera, permettiamo al nostro cuore di scoprire le menzogne segrete con le quali inganniamo noi stessi, per cercare finalmente la consolazione in Dio. Egli è nostro Padre e vuole per noi la vita.

L’esercizio dell’elemosina ci libera dall’avidità e ci aiuta a scoprire che l’altro è mio fratello: ciò che ho non è mai solo mio. Come vorrei che l’elemosina si tramutasse per tutti in un vero e proprio stile di vita!”, che “vedessimo nella possibilità di condividere con gli altri i nostri beni una testimonianza concreta della comunione che viviamo nella Chiesa”.

“Il digiuno, infine, toglie forza alla nostra violenza, ci disarma, e costituisce un’importante occasione di crescita. Da una parte, ci permette di sperimentare ciò che provano quanti mancano anche dello stretto necessario e conoscono i morsi quotidiani dalla fame; dall’altra, esprime la condizione del nostro spirito, affamato di bontà e assetato della vita di Dio. Il digiuno ci sveglia, ci fa più attenti a Dio e al prossimo, ridesta la volontà di obbedire a Dio che, solo, sazia la nostra fame”.

“Vorrei – conclude il Papa - che la mia voce giungesse al di là dei confini della Chiesa Cattolica, per raggiungere tutti voi, uomini e donne di buona volontà, aperti all’ascolto di Dio. Se come noi siete afflitti dal dilagare dell’iniquità nel mondo, se vi preoccupa il gelo che paralizza i cuori e le azioni, se vedete venire meno il senso di comune umanità, unitevi a noi per invocare insieme Dio, per digiunare insieme e insieme a noi donare quanto potete per aiutare i fratelli!”. (FP)