Gerusalemme, Settimana dell’unità: i cristiani ‘satelliti intorno l’unico sole che è Cristo’

In Terra Santa, la Settimana si tiene dal 20 al 28 gennaio. Ogni giorno, le Chiese si riuniscono in un luogo diverso. Ognuno invita l’altro a partecipare. “I ponti si costruiscono nella verità”.


Gerusalemme (AsiaNews) – “Al Santo Sepolcro prendi coscienza che non sei tu il sole, ma è Cristo Risorto, e noi siamo satelliti che, insieme ai nostri fratelli, girano intorno alla stessa tomba”. Fra Stéphane Milovitch, della commissione diocesana per l’ecumenismo, descrive con queste parole la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che a Gerusalemme si tiene dal 20 al 28 gennaio, e a cui lui partecipa da 25 anni. L’iniziativa si tiene più tardi rispetto al resto del mondo, per permettere alla comunità armena di celebrare il Natale e alla greca l’Epifania.

Per l’occasione, le numerose Chiese di Gerusalemme si incontrano ogni giorno in un luogo diverso. “Giovedì sarà al cenacolo, il luogo dove è nata la Chiesa, e quindi dove sono nate tutte queste Chiese”, spiega fra Milovitch. “Ognuno prepara qualcosa e invita gli altri,  è una paraliturgia, a cui tutti siamo invitati a partecipare, a non essere solo spettatori. Così, ad esempio, dagli anglicani un copto potrà leggere il vangelo o un siriaco una lettura biblica”.

Fra Milovitch tiene a sottolineare che a Gerusalemme la convivenza fra le Chiese è un’esperienza quotidiana. “In Terra Santa ci sono varie Chiese, più che in tante città del mondo. Al Santo Sepolcro, sei comunità si incontrano quotidianamente. Il pellegrino può essere un po' scioccato: vede francescani, greci, armeni. E sembra che sia ‘divisione’, ma per me non è così, [il Sepolcro] è un luogo dove siamo tutti radunati. Se fossimo da soli sarebbe più armonico, ma mancherebbe qualcosa”.

“A me piace pensare che il giorno della Pentecoste la Chiesa nasce a Gerusalemme e si muove verso il mondo attorno, come lo indica anche una mappa del 1500 (v. foto)”, continua il frate. “Intorno a Gerusalemme ci sono tre continenti: Asia, Africa, Europa. Tutte queste culture hanno ricevuto il battesimo, attraverso cui sono unite, pur pregando con i riti della propria tradizione.”

Questi continenti si incontrano al Santo Sepolcro, “dove hai sei comunità: due africane, etiopici e copti; due asiatiche, armeni e siriaci; e due europee, perché l’Europa è latina e bizantina”. A volte, esse compiono insieme dei giri intorno all’edicola del Santo Sepolcro. In quel momento sono “tutti satelliti di un unico sole che è il Cristo risorto”.

Durante la Settimana dell’unità dei Cristiani e ogni giorno, “ognuno ha una propria liturgia, si esprime nella propria cultura. Se devo costruire un ponte con un altro, non devo far finta di essere come lui: io sono quello che sono e tu sei quello che sei. Così si costruiscono i ponti: nella verità.”

La Settimana non è l’unica occasione di ecumenismo: “Per la festa di Sant'Antonio, patrono della custodia, alla chiesa di San Salvatore sono presenti tutte le comunità non cattoliche, in chiesa e nel refettorio”.

“L'ecumenismo non è solo pregare insieme, ma avere rapporti umani. Non è facile: quando uno deve parlare in arabo con un armeno – e lui parla armeno e io  francese – è difficile, ma non è uno scandalo, non ci si incontra nella perfezione. Eppure sono anni che quest’ecumenismo va avanti grazie a gente di buona volontà, figli dello stesso Padre e fratelli dello stesso Cristo”.