I dalit ‘non tollerano più’ l’egemonia delle caste dominanti
di Nirmala Carvalho

Nel Maharashtra gli ex intoccabili bloccano la città di Mumbai. I radicali indù “tentano di reprimerli con la violenza perché non credono nell’uguaglianza delle persone”. In India vivono circa 201 milioni di dalit, su una popolazione di 1,2 miliardi.


Mumbai (AsiaNews) – I dalit indiani “non tollerano più lo sfruttamento e il dominio delle caste elevate”. Lo afferma ad AsiaNews p. Z. Devasagaya Raj, segretario dell’Ufficio per i dalit e i tribali della Conferenza episcopale Indiana (Cbci). Egli interviene sulle proteste dei dalit del Maharashtra che hanno bloccato per giorni la città di Mumbai. Scaturite da uno scontro tra ex “intoccabili” e radicali indù vicino Pune, esse mettono in luce che “le caste dominanti vogliono mantenere il sistema delle caste del Manudharma [“leggi di Manu”, il trattato di diritto indù che raccoglie le regole del vivere umano, compresa la divisione in caste della società – ndr]. Esse non credono nell’uguaglianza delle persone. Perciò quando i dalit affermano che i loro diritti sono uguali a quelli degli altri, [le caste elevate] tentano di reprimerli con la violenza”.

La protesta risale alla scorsa settimana, quando gli ex “fuori casta” hanno sfidato l’ideologia della supremazia dei gruppi radicali, sostenendo il loro diritto a vivere “da uguali” in India. Il primo gennaio, come ogni anno, circa 300mila di loro si sono radunati nel villaggio di Bhima-Koregaon, vicino Pune, per celebrare il 200mo anniversario della battaglia combattuta nell’omonimo villaggio. Nel 1918 l’esercito della corona britannica sconfisse l’armata del governo locale dominato da Peshwa Bajirao II, della casta elevata maratha. La storia racconta che la vittoria degli inglesi fu dovuta alla partecipazione di soldati della comunità mahar, tra quelle considerate “intoccabili”.

Per questo il primo gennaio è considerato dai dalit il giorno della vittoria contro i loro padroni. Quest’anno le celebrazioni sono state interrotte da centinaia di radicali indù che sventolavano bandiere color zafferano [il colore dei nazionalisti, ndr]. Gli estremisti hanno disperso i dalit con il lancio di pietre. Questa è stata la scintilla che ha fatto scoppiare la protesta violenta da ambo le parti. Negli scontri, con diverse decine di auto danneggiate e date alle fiamme, è rimasto ucciso un ragazzo della casta elevata maratha di 28 anni, colpito da un sasso mentre assisteva alla scena. Da Pune, le proteste si sono trasferite nella vicina Mumbai, dove il 3 gennaio migliaia di dalit hanno bloccato i binari della ferrovia, interrotto le corse dei mezzi pubblici e provocato il blocco dell’intera megalopoli.

Secondo p. Raj, “la vittoria dei mahar 200 anni fa disturba la gerarchia sociale. Per questo [i radicali indù] hanno attaccato i dalit. Le proteste del Maharashtra dimostrano che essi non sono più disposti a tollerare l’oppressione”.

In India la divisione in caste è stata abolita dalla Costituzione, ma la discriminazione dei dalit è ancora radicata nella società. Ad essi vengono riservati i lavori più umili e le mansioni considerate più degradanti, come la raccolta manuale degli escrementi. Dati del governo riportano che su 1,2 miliardi di abitanti, 201 milioni appartengono alle comunità svantaggiate. Circa il 60% dei 25 milioni di cristiani indiani sono dalit. Nel 2016 i vescovi hanno ammesso che la discriminazione è presente anche nella Chiesa cattolica e approvato un piano per superare la loro emarginazione.