Rakhine, al via i progetti di sviluppo voluti da Aung San Suu Kyi

Assistenza, rimpatrio e reinsediamento dei profughi gli obiettivi dell’ultima iniziativa del governo. La costruzione di infrastrutture, strade e ponti realizzata grazie alle donazioni di 22 businessmen. Realizzazione di uffici al confine per l’accoglienza dei Rohingya. I gruppi etnici fanno ritorno alle proprie case. Disposta la chiusura dei campi profughi per gli sfollati interni.


Sittwe (AsiaNews/Agenzie) – Strade, ponti e accoglienza dei profughi Rohingya di ritorno. Sono alcuni  dei progetti al centro della proposta governativa per lo sviluppo infrastrutturale del Rakhine. Le autorità annunciano che i programmi avranno inizio questa settimana, mentre nell’epicentro delle recenti violenze etniche si registra un graduale ritorno alla normalità. Attraverso la Union Enterprise for Humanitarian Assistance, Resettlement and Development in Rakhine (Uehrd), iniziativa guidata dalla leader democratica Aung San Suu Kyi, il governo di Naypyitaw si impegna per l’attuazione delle direttive della Commissione consultiva sul Rakhine condotta da Kofi Annan.

Il coordinatore dell’Uehrd, il dr. Aung Tun Thet, ha comunicato la prossima apertura dei primi cantieri nei distretti di Maungdaw e Buthidaung. “Queste sono aree sottosviluppate, perciò è qui che ci concentreremo. La stagione dei monsoni inizia in aprile, quindi abbiamo poco tempo per completare questo lavoro. Abbiamo solo sei mesi per il progetto”, ha dichiarato Aung Tun Thet.

Le imprese di costruzioni provvederanno alla realizzazione delle infrastrutture, tra cui strade e ponti, e il costo dei progetti sarà sostenuto attraverso le donazioni pervenute al fondo Uehrd. Inoltre, alcune società rinunceranno ai compensi. In una prima fase, si provvederà alla costruzione di uffici al confine con il Bangladesh, che il governo ha destinato all’accoglienza dei Rohingya in grado di dimostrare la propria residenza in Myanmar.

Zaygabar Khin Shwe, uomo d’affari a capo della Construction and Infrastructure Task Force (Citf), afferma: “Prima ripariamo questi edifici, poi le altre strutture danneggiate. In secondo luogo ci impegneremo per fornire elettricità e acqua corrente”. Il magnate rivela che il progetto include la costruzione di una strada di collegamento tra Sittwe, capitale del Rakhine, ed il confine con il Bangladesh, oltre all’ampliamento di una vecchia pista di atterraggio della città.

Formata lo scorso 15 ottobre, l’Uehrd ha ricevuto circa 10,5milioni di euro in donazioni da 22 imprenditori birmani. Aung San Suu Kyi ha affidato all’iniziativa governativa tre compiti principali: il rimpatrio e la fornitura di aiuti per coloro che sono fuggiti in Bangladesh; il reinsediamento e la riabilitazione dei rimpatriati, a prescindere dalla loro razza e religione; la promozione della pace e lo sviluppo nella regione.

Nel frattempo, il governo del Rakhine ha notificato la chiusura, entro il 2 novembre prossimo, dei campi profughi per gli sfollati interni (Idp) fuggiti dalle violenze. Secondo quanto riferito da Aung Kyaw Zan, ministro per l’Elettricità, l’Industria ed i Trasporti, i campi di Sittwe, Ponnagyun, Kyauktaw, Mrauk-U e Minbya saranno dismessi poiché molti degli ospiti hanno già fatto ritorno alle proprie case.

A partire dalle prime ore del conflitto tra i militanti islamici dell’Arakan Rohingya Salvation Army (Arsa) ed il Tatmadaw [l’esercito birmano], mentre cominciava l’esodo di oltre 600mila Rohingya in Bangladesh, oltre 25mila persone dei gruppi etnici locali si riversavano a Sittwe e nelle città circostanti. Tra essi vi erano Arakanesi, Mro, Daingnet e indù. Al momento sono operativi solo cinque campi, due per la popolazione Arakanese, uno per i Maramagyi e due per gli indù.