Rakhine, diplomatici in visita: ‘Condanna per le violenze’, sostegno ad Aung San Suu Kyi

La delegazione chiede il pieno accesso di media e organizzazioni umanitarie alle aree del conflitto e un’inchiesta condotta da esperti Onu sulle violazioni dei diritti umani da parte dell’esercito. L’urgenza di attuare il rapporto di Kofi Annan.


Yangon (AsiaNews) – “Ribadiamo la nostra condanna verso gli attacchi dei militanti Rohingya e la preoccupazione per le violenze ed i trasferimenti di massa che ne sono seguiti”. È quanto affermano in un comunicato congiunto i diplomatici che hanno visitato il nord del Rakhine, su invito del governo del Myanmar. La delegazione, cui hanno preso parte gli ambasciatori di Stati Uniti, Unione europea, Australia, Canada, Turchia, Indonesia e diversi altri Paesi del vecchio continente, ha visitato lo scorso 2 ottobre numerosi villaggi nei distretti di Maungdaw e Rathedaung (foto), epicentri delle violenze scoppiate lo scorso 25 agosto.

I funzionari hanno sottolineato la necessità di un’inchiesta condotta da esperti delle Nazioni Unite sulle violazioni dei diritti umani nella regione di cui è accusato l’esercito, esprimendo tuttavia apprezzamento per la posizione assunta dalla leader democratica birmana Aung San Suu Kyi. “Accogliamo con favore – si legge nella nota – l’impegno del consigliere di Stato per affrontare gli abusi in conformità con rigorose norme di giustizia. Invitiamo le autorità del Myanmar ad esaminare a fondo le accuse e portare a processo i responsabili… Apprezziamo la sua dichiarazione che le Forze di sicurezza sono state incaricate di rispettare con rigore un codice di condotta, di esercitare tutte le restrizioni necessarie e di adottare piene misure per evitare danni collaterali ed il ferimento di civili innocenti”.

Dall’inizio degli scontri, la comunità internazionale ha esercitato forti pressioni su Aung San Suu Kyi per la condanna della campagna militare dell'esercito, arrivando anche a chiedere la revoca del premio Nobel per la pace vinto dalla Signora nel 1991. I Paesi islamici e diverse potenze occidentali hanno criticato la leader democratica per i suoi “silenzi”, carenza di leadership morale e compassione.

Invitando il governo birmano a garantire un pieno accesso di mezzi d’informazione e organizzazioni umanitarie alle aree del conflitto, la delegazione diplomatica insiste sull’urgenza di attuare quanto consigliato dalla Rakhine State Advisory Commission guidata da Kofi Annan, ex segretario generale Onu. “Sosteniamo la piena applicazione del rapporto”, affermano gli ambasciatori.

Su mandato di Aung San Suu Kyi, la commissione ha analizzato e proposto soluzioni alle divisioni che hanno infuocato lo Stato occidentale del Myanmar. Nella sua relazione, essa consiglia di promuovere nella regione il progresso sociale, incoraggiando gli investimenti e garantendo servizi di base. I punti principali del rapporto includono la verifica della cittadinanza dei Rohingya, l'emissione di schede nazionali di registrazione, la riduzione delle tensioni e l’impegno per la riconciliazione attraverso colloqui bilaterali tra le comunità.