Marawi, al via la battaglia finale. Riconquistata la cattedrale di St. Mary (Video)

La chiesa dissacrata e data alle fiamme nelle prime ore del conflitto. Consacrata a Baloi una cattedrale provvisoria. L’ultima roccaforte islamista sulle rive del lago Lanao. Durante l’avanzata, liberata anche la grande moschea. Morte finora 800 persone, tra cui 133 soldati e poliziotti, 617 terroristi e 45 civili. Ancora in ostaggio circa 50 persone. Il governo promette efficaci politiche di ricostruzione. La popolazione tra speranze e timori per il futuro.


Marawi (AsiaNews) – Le Forze armate filippine (Afp) si preparano all’assalto dell’ultima roccaforte dei gruppi armati legati allo Stato islamico che assediano Marawi (nell’isola di Mindanao), la città delle Filippine con la più alta concentrazione di musulmani. I militari contano di porre fine ai violenti scontri, entrati ieri nel loro 100mo giorno. P. “Chito” poteva scappare ma è rimasto con gli altri prigionieri.

Il 23 maggio, i terroristi hanno sequestrato parte della città per istituire un'enclave dello Stato islamico nel sud-est asiatico. Il conflitto nel capoluogo della provincia di Lanao del Sur ha causato finora la morte di 800 persone, tra cui 133 soldati e poliziotti, 617 terroristi e 45 civili. I terroristi tengono ancora in ostaggio circa 50 persone, tra cui il vicario generale di Marawi, p. Teresito “Chito” Suganob.

Negli ultimi giorni, le truppe governative hanno intensificato gli attacchi aerei su un’area di 500 metri quadrati, per fiaccare la resistenza dei circa 200 militanti dei gruppi islamisti Maute e Abu Sayyaf, ancora nascosti in un sobborgo della città. L’esercito si trova ora a circa mezzo chilometro dal lungolago, verso cui i terroristi hanno ripiegato dopo aver perso lo strategico ponte di Mapandi. Senza il ponte, e con tutte le altre vie d’accesso tagliate, essi stanno esaurendo le scorte di cibo, acqua, medicine e munizioni.

Durante l’avanzata, le forze governative hanno liberato la grande moschea di Marawi e, la sera dello scorso 28 agosto, hanno preso il controllo della cattedrale cattolica di St. Mary, situata nel quartiere di Marinaut. Un video diffuso dai militari il 29 agosto mostra la distruzione all’interno dell'edificio (v. video). Le truppe avevano liberato la chiesa già il 25, ma hanno dovuto bonificarla dagli ordigni esplosivi improvvisati lasciati dai Maute durante la fuga. I guerriglieri avevano attaccato la struttura nelle prime ore del conflitto, per poi dissacrarla ed infine darla alle fiamme. L’atto aveva suscitato la dura condanna dei leader della comunità islamica di Mindanao. Mons. Edwin de la Peña, prelato di Marawi, ha dichiarato che la prelatura territoriale può ora pensare al futuro. Nella giornata di ieri, il vescovo ha consacrato una cattedrale provvisoria a Baloi (circa 20km a nord di Marawi).

Nel corso dell’offensiva i Maute avevano rapito p. Chito, insieme a due impiegate della chiesa e una dozzina di fedeli. Per la liberazione del sacerdote, si era espresso anche il Moro Islamic Liberation Front (Milf), principale voce dell’autonomismo islamico di Mindanao. Alla fine di giugno, i guerriglieri si erano dichiarati disposti a rilasciare il sacerdote, se le autorità avessero liberato i genitori e parenti del leader Abdullah Maute. Tuttavia, il governo non ha aperto alcuna trattativa.

Fonti di AsiaNews a Mindanao affermano che la scorsa settimana quattro ostaggi sono riusciti a scappare, attraversando il lago a nuoto. Essi hanno raccontano di aver trascorso la prigionia con p. “Chito”. Egli non ha voluto seguirli nella fuga, decidendo di restare con gli altri ostaggi. I fuggitivi rivelano che i terroristi usano gli ostaggi come scudi umani, obbligandoli ad indossare le loro vesti per confondere le forze armate. I prigionieri vengono anche impiegati nel reperimento di polvere da sparo e la preparazione di ordigni rudimentali.

Mentre l’assedio di Marawi sembra prossimo alla fine, il governo promette efficaci politiche di ricostruzione e la popolazione locale cerca di tornare alla normalità. Nonostante ciò, il futuro della città appare ancora incerto. Gran parte dei terreni appartengono allo Stato, ma sono tuttavia interessati dal fenomeno dell’abusivismo edilizio. Molte delle abitazioni costruite in maniera illegale sono andate distrutte. Le fonti di AsiaNews affermano che non è ancora chiaro come il governo intenda rapportarsi al problema.  

Ad alimentare le preoccupazioni per il post conflitto, vi sono le promesse di vendetta di gran parte dei Maranao [etnia islamica di Mandanao ndr] nei confronti dei sostenitori e fiancheggiatori dei gruppi islamisti che hanno portato morte e distruzione nella città. Il Rido, o Marabat come viene chiamato a Marawi, è un aspetto culturale proprio della popolazione locale, che consiste in violenze di rappresaglia per questioni legate all’onore.

La Chiesa cattolica continua la sua opera di assistenza alla popolazione evacuata, attraverso numerose iniziative e progetti. AsiaNews ha raggiunto via telefono p. Edwin A. Gariguez, segretario esecutivo del Segretariato nazionale per l’azione sociale (Nassa) e Caritas Filippine, braccio umanitario della Conferenza episcopale (Cbcp). Il sacerdote ha detto che ieri, nel centesimo giorno dall’inizio delle ostilità, 100 cittadini hanno compiuto una simbolica camminata nella città, simbolo di speranza per il futuro.