Onu: Israele non rispetta le direttive sugli insediamenti e favorisce l’espansione

L’inviato speciale delle Nazioni Unite per il Medio oriente contro lo Stato ebraico, che non ha preso “alcun provvedimento” per conformarsi alla risoluzione Onu. Al contrario, il governo israeliano ha promosso “un gran numero” di nuove unità abitative. Ambasciatore israeliano all’Onu: Le colonie non sono un ostacolo alla pace.

 


New York (AsiaNews) - Israele non ha preso “alcun provvedimento” per conformarsi a una risoluzione delle Nazioni Unite adottata a fine dicembre, che intimava la fine delle attività di espansione degli insediamenti nei Territori occupati a Gerusalemme est e in Cisgiordania. Al contrario, il governo dello Stato ebraico ha autorizzato “un gran numero” di nuove colonie e una crescita di quelle già presenti, in violazione della legge e del diritto internazionale. A lanciare il nuovo atto di accusa contro la politica promossa dall’esecutivo guidato dal premier Benjamin Netanyahu, il governo “più a destra di sempre” della storia di Israele, è l’inviato speciale Onu per il Medio oriente Nickolay Mladenov.

Intervenendo in sede di Consiglio di sicurezza Onu, l’alto diplomatico di origine bulgara ha affermato che proclami e norme emanate da Israele mostrano il “chiaro intento” di continuare la politica di “espansione” delle colonie. Azioni che si pongono in “aperta violazione” alle disposizioni del diritto internazionale e alle recenti disposizioni delle Nazioni Unite.

Il riferimento è alla risoluzione votata il 23 dicembre scorso e approvata da 14 Paesi con l’astensione degli Stati Uniti, col benestare del presidente uscente Barack Obama. Per la prima volta dal 1979 Washington non ha bloccato in sede di Consiglio una mozione sfavorevole al Paese ebraico. In risposta, Israele ha deciso di “ridurre” i legami diplomatici con le nazioni che hanno votato la risoluzione.

Mladenov ha quindi aggiunto che per le Nazioni Unite “tutte le attività relative agli insediamenti” sono fonte di “profonda preoccupazione” e costituiscono un ostacolo alla pace, oltre che a minare la possibile “contiguità” territoriale di un futuro Stato palestinese. Solo di recente, aggiunge, il governo dello Stato ebraico ha annunciato due importanti progetti di espansione, per un totale complessivo di circa 5.500 unità abitative.

Pronta la replica dell’ambasciatore israeliano all’Onu Danny Danon, secondo cui “non vi è alcuna equivalenza morale fra la costruzione di case e il terrorismo omicida”. Il solo ostacolo alla pace, aggiunge, “è la violenza palestinese”.

Sotto il governo Netanyahu vi è stato un considerevole incremento delle colonie israeliane. Nel 2015 almeno 15mila nuovi coloni si sono trasferitisi nella West Bank.

Secondo l’organizzazione Peace Now nel 2016 l’amministrazione israeliana ha dato il via libera a 2.623 nuovi insediamenti. Fra questi vi sono 756 case abusive e “legalizzate” a posteriori. Ad oggi almeno 570mila cittadini israeliani vivono in oltre 130 insediamenti costruiti da Israele a partire dal 1967, data di inizio dell’occupazione e cresciuti a ritmo esponenziale negli ultimi tempi grazie alla politica espansionista del governo israeliano.

Agli insediamenti si aggiungono anche almeno 97 avamposti, considerati illegali non solo dal diritto internazionale ma dallo stesso governo israeliano.

I colloqui di pace si sono interrotti nel 2014, innescando una escalation di violenze di fronte alla quale si è rivelata sempre più evidente l’inerzia (o impotenza) della comunità internazionale.