Mosul: continua l’avanzata dei governativi, oltre 180mila civili fuggiti dalla zona ovest

La maggior parte degli sfollati ha trovato ospitalità nei campi profughi o nei centri di accoglienza allestiti in queste settimane. Preoccupa la sorte di quanti sono  intrappolati nella Città Vecchia. Fonti Onu: mancano cibo, acqua, elettricità e medicine. Fino a 320mila persone pronte a fuggire. Nella zona ancora operativi circa 2mila jihadisti dello Stato islamico. 

 


Mosul (AsiaNews/Agenzie) - Nell’ultimo mese sono oltre 180mila i civili della zona ovest di Mosul che hanno abbandonato case e beni, per sfuggire alla battaglia fra esercito governativo e milizie curde contro i jihadisti dello Stato islamico (SI) che controllano ancora l’area. Secondo quanto riferiscono responsabili di governo irakeni, la maggior parte degli sfollati hanno trovato riparo nei campi profughi e nei centri di accoglienza allestiti in queste settimane. Altri ancora hanno raggiunto le case di parenti o familiari. 

Il mese scorso i governativi erano riusciti a cacciare i miliziani di Daesh [acronimo arabo per lo SI] dalla zona est di Mosul, alla destra del Tigri, dopo mesi di combattimenti intensi. L’offensiva è iniziata il 17 ottobre e sono serviti quasi cinque mesi per vincere la resistenza jihadista nell’area. Ora l’obiettivo è di assumere il completo controllo della seconda città per importanza del Paese. 

Le violenze fra militari irakeni e jihadisti rischia di far precipitare la situazione a livello umanitario nella metropoli settentrionale e nell’area circostante. E le Nazioni Unite lanciano l’allarme: fino a 320mila civili potrebbero fuggire entro le prossime settimane. 

Vi è grande preoccupazione anche per la sorte dei civili rimasti intrappolati nella Città Vecchia di Mosul, un’area densamente popolata. Nella zona si registra una progressiva avanzata delle truppe governative, a dispetto della feroce resistenza opposta dai jihadisti. 

Nel fine settimana le truppe hanno raggiunto la grande moschea di al-Nuri, dove il leader dello Stato islamico Abu Bakr al-Baghdadi aveva annunciato la nascita del “Califfato” nel luglio 2014, dopo la conquista di Mosul e di ampie zone della piana di Ninive.

La coordinatrice umanitaria Onu Lise Grande sottolinea che le operazioni umanitarie promosse sinora nella zona ovest di Mosul sono state ben più importanti e complicate di quelle in corso nel settore orientale. “La differenza principale - spiega - è che decine di migliaia di famiglie a est sono rimaste nelle loro case, mentre a ovest decine di migliaia sono in fuga”. 

Il governo ha lanciato una “corsa contro il tempo” per costruire nuovi campi o ampliare quelli già esistenti. Se il numero di quanti fuggono “cresce più rapidamente dei nuovi alloggi”, avverte la coordinatrice umanitaria delle Nazioni Unite, la situazione “potrebbe deteriorarsi in maniera assai rapida”. Preoccupa anche la condizioni dei civili nella Città Vecchia: “Le famiglie rischiano di essere uccise se cercano di fuggire - conclude Lisa Grande - e sono in grave pericolo se restano”. È a rischio la vita di “centinaia di migliaia” di persone. 

Fonti Onu avvertono infine che gli scaffali dei negozi sono ormai vuoti. Le forniture di energia elettrica e acqua potabile sono state interrotte e le medicine sono pressoché esaurite.  Secondo i dati forniti dal comando statunitense, a Mosul vi sarebbero ancora 2mila combattenti dello Stato islamico pronti a difendere quel che resta della loro roccaforte in Iraq.