Pakistan mette al bando un presentatore televisivo: diffonde “discorsi d’odio” contro gli attivisti scomparsi

Aamir Liaquat Hussain conduce un programma sul canale Bol News. In passato è stato al centro delle polemiche per aver distribuito bambini abbandonati a coppie senza figli e per aver ospitato radicali islamici critici degli ahmadi. I suoi commenti rischiano di provocare reazioni violente contro coloro che chiedono il ritorno a casa dei cinque intellettuali spariti.


Islamabad (AsiaNews) – L’Authority per le telecomunicazioni del Pakistan (Pemra) ha messo al bando il programma televisivo di Aamir Liaquat Hussain, famoso presentatore radicale, e gli ha vietato di comparire in qualsiasi programma. Contro di lui sono state presentate centinaia di denunce, che lo accusano di aver diffuso “discorsi d’odio” contro i cinque intellettuali attivisti scomparsi nelle scorse settimane. Da parte sua, il controverso personaggio pubblico ha trasgredito l’ordine ed è apparso in video. Ora il canale televisivo rischia di essere oscurato.

Aamir Liaquat non è nuovo a comportamenti eccessivi e sconvenienti. Nel 2008 ha condotto un approfondimento sulla fede degli ahmadi, minoranza che in Pakistan viene considerata eretica; durante il programma due esperti islamici hanno affermato che tutti i seguaci di falsi profeti “meritano di essere uccisi”. Nel 2013 ha sollevato un mare di polemiche quando nel suo show ha distribuito bambini abbandonati a coppie senza figli.

Di recente, durante la messa in onda del programma “Aisay Nahi Chalay Ga” (Non è accettabile) sul canale Bol News, egli ha accusato il professor Salman Haider e i quattro blogger scomparsi a Lahore di insulto all’islam, crimine che in Pakistan viene punito con la pena di morte. Nella dichiarazione dell’Authority si legge che “le accuse sono gravi e il solo sospetto di blasfemia può provocare la dura reazione di frange religiose organizzate, con vittime che possono essere attaccate e persino linciate da folle inferocite”.

Mentre sempre di più prende piede l’ipotesi che i cinque intellettuali siano stati sequestrati dalle forze dell’ordine per aver pubblicato commenti critici nei confronti dell’estremismo religioso e delle frange radicali presenti nel governo e nelle forze armate, il presentatore ha insinuato nuovi dubbi. “Hanno disertato in India”, ha accusato.

Non solo, Liaquat ha puntato il dito anche contro altri colleghi di spettacolo e attivisti sociali, dichiarando che una cospicua parte dei rappresentanti dei media e della società civile sono “non musulmani”, “infedeli”, “nemici dell’islam” e “spie dell’India”.

Oltre all’ordinanza della Pakistan Electronic Media Regulatory Authority, la polizia di Rawalpindi ha aperto un’indagine contro di lui in base all’Anti Terrorism Act, per aver pronunciato minacce di morte nei confronti di Jibran Nasir, attivista e avvocato di Karachi, in prima linea tra coloro che chiedono giustizia per gli intellettuali scomparsi e il loro ritorno in libertà.

In una dichiarazione, la All Pakistan Newspapers Society ha espresso “profonda preoccupazione per l’incessante tendenza di eccessi senza scrupoli con accuse infondate e commenti pieni di odio diffusi sui canali satellitari contro giornalisti, editori e direttori di giornali”.