Fratel Paul: Sono pronto a diventare uno strumento di Dio
di Santosh Digal

Il religioso indiano verrà ordinato il prossimo maggio. Nel frattempo la congregazione del Santissimo Sacramento lo ha inviato nelle isole Andamane per servire la popolazione locale. “Prego Dio affinchè egli ogni giorno mi renda capace di spezzare me stesso per nutrire gli altri”.


Port Blair (AsiaNews) – “Sono felice e ben preparato ad essere uno strumento di Dio per compiere il suo bene”. Lo dice fratel Stephen Paul, che si sta preparando a prendere i voti sacerdotali. Ad AsiaNews racconta come è maturata la sua vocazione, i cui “semi sono stati gettati dai miei genitori fin dalla tenera infanzia”.

Fratel Paul è un diacono indiano e oggi vive nelle isole Andamane, a migliaia di chilometri da casa. La congregazione cui appartiene, quella del Santissimo Sacramento (Sss), lo ha inviato qui per terminare il ministero del diaconato, prima dell’ordinazione che avverrà il prossimo maggio. “Non vedo l’ora che arrivi quel momento”, afferma, e nel frattempo serve i fedeli della chiesa del Rosario a Oralkatcha (distante 93 chilometri dalla capitale Port Blair).

Il religioso è nato a Sapehpor, nella diocesi di Allahabad (in Uttar Pradesh), da una famiglia cattolica praticante. “Io e i miei quattro fratelli – racconta – recitavamo le preghiere con costanza e partecipavamo alle celebrazioni eucaristiche che si svolgevano nella nostra parrocchia. Fin dall’infanzia ho sentito il desiderio di servire Dio e di entrare in un ordine per mettermi al servizio delle persone e proclamare la Buona Novella”.

Da giovane, prosegue il suo racconto, non conosceva bene le congregazioni religiose. “Fino a quando, per puro caso, sono venuto a sapere che alcuni padri del Santissimo Sacramento si trovavano nel mio villaggio. In quel momento ho confidato loro il mio desiderio di far parte della loro congregazione”. A quel tempo fratel Paul aveva appena completato gli studi della 12ma classe e “fui mandato a Chennai, in Tamil Nadu, come candidato alla vita sacerdotale. Ispirato dall’amore di Dio che si manifesta nell’eucaristia, nel 2006 sono entrato nella congregazione e il 22 novembre del 2016 ho espresso la mia professione di fede perpetua”.

“Sento che Dio – aggiunge – mi ha benedetto con così tanti doni meravigliosi e io devo esprimergli la mia gratitudine [al servizio del] suo popolo che necessita di amore e cure”. La sfida che lo attende ogni giorno “è scoprire Gesù nel pane spezzato, che ha dato la sua vita per salvare quella degli altri. Per questo io prego Dio affinchè egli ogni giorno mi renda capace di spezzare me stesso per nutrire gli altri”.