Manmohan Singh: Un fallimento il bando delle rupie. Una razzia legalizzata

Dopo oltre due settimane, la situazione per poveri e classe media non migliora. Ancora lunghe code agli sportelli, proteste e scontri hanno provocato 70 morti. Sospesi banchieri scoperti a rubare denaro. I partiti di opposizione propongono il “giorno della collera”. 

 


New Delhi (AsiaNews) – L’ex primo ministro indiano Manmohan Singh ha stroncato la manovra economica dell’attuale premier Narendra Modi, che ha eliminato le banconote da 500 e 1000 rupie, e l’ha definita un “monumentale fallimento di gestione”. In una delle rare dichiarazioni pubbliche da quando ha perso le elezioni due anni fa, Singh ha detto che “l’iniziativa può indebolire ed erodere la fiducia del nostro popolo nel sistema monetario e il quello bancario”. Poi ha sentenziato: “È una razzia legalizzata”. 

Ad AsiaNews una fonte cattolica riporta le tribolazioni della popolazione indiana, in particolare poveri e classe media, che da oltre due settimane lotta ogni giorno tra lunghe code agli sportelli delle banche e la mancanza di denaro contante per acquistare il cibo

La decisione di ritirare le banconote più contraffatte ha gettato milioni di persone sul lastrico e rischia di portare il Paese alla rivolta. All’inizio la reazione, continua la fonte, “è stata entusiasta, davvero tutti si aspettavano che il premier avrebbe eliminato il mercato dei soldi falsi”. Ma poi con il passare dei giorni tutto è precipitato “a causa della grande disorganizzazione. Per esempio l’altro ieri [24 novembre] è stato l’ultimo giorno in cui alcuni esercizi commerciali, come i benzinai, hanno potuto accettare le vecchie rupie. Ora non è più possibile e ogni giorno vengono imposte nuove regole”.

L’aumento della tensione, con numerosi episodi di violenza che finora hanno portato a 70 morti, non ha impedito il “proliferare di video caricaturali sui protagonisti di questa vicenda, primi tra tutti i 63 grandi imprenditori amici del premier graziati dalle banche. Si sono diffusi filmati che li riprendono mentre sono intenti a mangiare soldi”. 

L’ironia dei social network non elimina le preoccupazioni sociali e le accuse contro il premier Modi. “Per giorni interi – riferisce la fonte – i partiti lo hanno atteso nelle riunioni del Parlamento ma lui non si è mai presentato. Modi è incolpato di aver voluto cambiare il Paese in poco tempo, ma non si è reso conto che l’India non era pronta. Voleva trasformarci in una ‘cashless economy’ come l’America, cioè economia fondata sulle carte di credito. Ma qui non è possibile”. Eppure, continua, “Modi non era ricco, proviene da una famiglia di umili origini e conosce come vive la maggioranza della popolazione. Adesso tutti dicono che egli si è dimenticato di come vivono le persone comuni”.

Un’altra accusa rivolta al premier, è quella di aver sottovalutato come “funziona l’India: tanti banchieri sono stati sospesi perché scoperti a rubare soldi. Per esempio, su un totale di 10 milioni di rupie dati alla banca per sostituire il vecchio denaro, i dirigenti ne intascavano la metà. Modi voleva chiudere la porta della contraffazione, ma non ha capito la mentalità indiana, che trova sempre nuove soluzioni e chiudendosi una porta, apre altre 100 portoni”.

La fonte non nasconde preoccupazioni per i prossimi giorni. I leader di 13 partiti di opposizione hanno chiamato a raccolta il popolo indiano organizzando un “giorno di collera” per lunedì prossimo [28 novembre]. “Non escludiamo – conclude – la possibilità di manifestazioni violente. Purtroppo già ci sono state. Per quanto possibile, a peggiorare ancora di più la situazione vi è l’atteggiamento di Modi, che ha bollato come ‘non patrioti, non amanti delle nazione’ coloro che protestano”.