Giornalista di Hong Kong accusato di spionaggio. Rischia la pena di morte
Cercava documenti su Zhao Ziyang. Per la popolazione di Hong Kong, Pechino vuole mettere la museruola alla stampa del territorio.

Hong Kong (AsiaNews) - Il giornalista di Hong Kong Ching Cheong, è stato accusato formalmente da Pechino di spionaggio e rischia la pena di morte. Secondo la Xinhua, il capo redattore dello Strait Times (Singapore) ha spiato per Taiwan, ricevendo da Taipei  "ingenti somme di denaro".

Ching, 55 anni, è stato arrestato a Guangzhou lo scorso 22 aprile e fino a oggi aveva subito gli arresti domiciliari. Ching era nel sud della Cina per cercare e raccogliere trascrizioni di interviste all'ex segretario del partito Zhao Ziyang, caduto in disgrazia per la sua opposizione al massacro di Tiananmen. Zhao Ziyang è morto lo scorso gennaio.

Solo il 31 maggio scorso il portavoce del ministero degli esteri Kong Quan ha dichiarato che Ching Cheong era stato fermato e aveva confessato i suoi crimini, ma non aveva citato alcuna prova.

L'agenzia Xinhua citando fonti anonime, dice oggi che Ching Cheong ha raccolto documenti "top secret" o "confidenziali" su aspetti politici, economici e militari, passati poi al governo di Taiwan. In Cina la maggioranza delle informazioni sulla vita della nazione sono considerate "segreto di stato" e la loro rivelazione attraverso i media viene bollato come "un attentato alla sicurezza dello stato". Attualmente nel paese almeno 42 giornalisti sono detenuti per questo. Personalità della dissidenza hanno rivelato ad AsiaNews che le ragioni vere dell'arresto di Ching Cheong sono da legare alla sua ricerca su Zhao Ziyang e sul massacro di Tiananmen. Il governo continua a giustificare il massacro come un male "minore" che ha garantito stabilità e ordine al paese, portandolo al successo economico.

Ching è il primo giornalista di Hong Kong ad essere accusato di spionaggio. Nel territorio tutti credono alla sua innocenza, essendo conosciuto per la sua professionalità e moralità. La moglie di Ching, Mary Lau Man–yee ha detto di credere all'innocenza del marito. La donna, anch'ella giornalista, pensa che Ching verrà giudicato e poi espulso dalla Cina.

In passato Ching Cheong  ha lavorato ad Hong Kong come capo-redattore per un giornale filo-cinese, il Wen Wei Po. Nell'89, in protesta per il massacro di Tiananmen ha dato le dimissioni.

Ad Hong Kong molti politici hanno chiesto la liberazione del giornalista. Campagne di firme sono state lanciate a livello internazionale. L'opinione pubblica pensa che Ching Cheong sia una vittima "dimostrativa": la Cina vuole domare la libertà di stampa ad Hong Kong.