Jakarta: quattro condannati a morte fucilati nella notte
di Mathias Hariyadi

Nonostante le critiche della Chiesa e dei leader internazionali le autorità hanno eseguito le condanne annunciate. Sono morti un indonesiano, due nigeriani e un sudafricano. Per ora risparmiati 10 detenuti, che dovrebbero essere uccisi entro il 31 luglio. L’ex presidente Habibie scrive a Joko Widodo chiedendo una moratoria sulla pena di morte.

 


Jakarta (AsiaNews) – I plotoni di esecuzione indonesiani hanno fucilato quattro condannati a morte, per crimini legati al traffico di droga. Le esecuzioni sono avvenute 50 minuti dopo la mezzanotte (ora locale). I deceduti sono il “re della mafia della droga” Freddy Budiman, due cittadini nigeriani (Michael Titus, 34 anni, e Humprey Ejike, 40) e Cajetan Uchena Onyeworo Seck Osmane, cittadino sudafricano 34enne.

Da giorni le autorità avevano annunciato la fucilazione di 14 detenuti nel braccio della morte, da portare a termine entro il 31 luglio. HM Praseyto, procuratore generale, non ha spiegato perché 10 prigionieri sono stati per ora risparmiati. Fra di loro si trovano Merri Utami, lavoratrice migrante indonesiana e Zulfikar Ali, cittadino pakistano.

Per le esecuzioni Jakarta è oggetto di critiche da parte della comunità internazionale. L’Unione Europea e le Nazioni Unite hanno chiesto di sospendere le uccisioni. Ieri il ministro degli Esteri indiano ha rivolto un ultimo appello per salvare la vita di un 48enne accusato di spaccio. Anche il Pakistan ha intensificato gli sforzi diplomatici per ottenere la sospensione della pena per Ali.

BJ Habibie, ex presidente dell’Indonesia (1998-99) ha scritto una lettera al presidente Joko Widodo per chiedere la grazia per Ali per “ragioni umanitarie”. Il condannato, infatti, è in cattive condizioni di salute ed è costretto a muoversi su una sedia a rotelle e a respirare tramite bombola d’ossigeno.

Nel suo messaggio Habibie ha fatto appello affinché il governo approvi una moratoria sulla pena di morte “come fatto da altri 140 Paesi nel mondo”. “La mia domanda – scrive l’ex presidente – è se sia vero che la pena capitale interrompa in modo automatico lo spaccio di droga. È possibile invece combattere le droghe illegali anche senza applicare la condanna a morte, come avviene in Svezia e in altri Paesi”.

Anche la Chiesa cattolica si è scagliata contro la pena capitale, lesiva della dignità umana. Ieri mons. Ignatius Suharyo, arcivescovo di Jakarta, ha chiesto a tutti i fedeli della diocesi di pregare in modo speciale per le vittime delle sentenze e per l’approvazione della moratoria.

Quello di oggi è il terzo round di una serie di esecuzioni iniziate l’anno scorso. Dal 1979 sono 70 i prigionieri fucilati per crimini di droga.