Cina, otto scioperi al giorno per i primi sei mesi dell’anno

Il China Labour Bulletin pubblica i dati su proteste e scontri sociali nel mondo del lavoro: un aumento del 18,6% rispetto allo scorso anno, nonostante i tentativi di stabilizzare l’economia da parte del governo.


Hong Kong (AsiaNews) – Nonostante alcuni segnali di stabilizzazione, l’economia cinese continua a produrre scioperi e proteste per le condizioni dei lavoratori e l’ingiustizia del mercato in tutte le province nazionali. Nei primi sei mesi dell’anno in corso si sono verificati in media otto scioperi (o proteste violente) al giorno, per lo più collegate a problemi di arretrati salariali o coperture sociali. È quanto emerge dai dati raccolti nel primo semestre 2016 dal China Labour Bulletin (Clb), sindacato indipendente che ha sede a Hong Kong ma opera anche nella Cina continentale.

I numeri mostrano un aumento degli scontri sociali rispetto all’anno precedente. Nel primo semestre 2015 le proteste registrate furono 1.224 contro le 1.454 dell’anno in corso, un incremento del 18,6%. Va inoltre sottolineato, come fa lo stesso Clb, che i dati sono parziali in quanto è quasi impossibile coprire l’intera area nazionale. Il governo cinese non permette infatti la creazione di sindacati indipendenti e cerca di impedire ogni attività sociale coordinata riguardo il mondo del lavoro.

Il 40% del totale delle proteste ha coinvolto il settore edile, anche se va segnalato che per tradizione il Capodanno lunare – che cade fra gennaio e febbraio – è un periodo di grande instabilità per gli imprenditori del ramo. I lavoratori migranti chiedono infatti gli stipendi arretrati per poter tornare a casa, e spesso l’insolvenza dei datori di lavoro provoca scontri e violenze.

Gli scioperi dei minatori sono quasi raddoppiati, dai 41 del 2015 ai 74 registrati fino ad ora, mentre sono leggermente calati quelli nel settore manifatturiero, da 363 (2015) a 356 (2016). Il 55% delle proteste del settore industriale si è verificato nelle quattro province costiere del Guangdong, Zhejiang, Jiangsu e Shandong: queste un tempo erano il “motore” della crescita economica del Paese, mentre ora sono in netto rallentamento.