Cristiani e musulmani del Pakistan: Dolore per gli attentati in Arabia Saudita
di Kamran Chaudhry

Le due comunità hanno condannato gli attentatori che ieri si sono fatti esplodere in tre località del Paese, compresa la moschea di Medina, luogo sacro dell’islam. I cristiani: “Per luogo e tempismo somiglia alla strage di Pasqua avvenuta a Lahore”.  Leader musulmano: “Bisogna essere più vigili nei confronti del terrorismo globale condotto in nome dell’islam”.

 


Islamabad (AsiaNews) – Condanniamo con forza “gli attacchi e condividiamo il dolore dei nostri fratelli musulmani in questo momento triste. Il luogo e il tempo di questi attentati è stato scelto per diffondere paura tra le persone, occupate dalla preparazione della festa di Eid al-Fitr”. È il cordoglio espresso da mons. Samson Shukardin per il triplice atto terroristico accaduto ieri in Arabia Saudita. Una delle bombe ha colpito la moschea di Medina, uno dei luoghi più sacri dell’islam, alla vigilia della festa per la fine del digiuno del Ramadan. Proprio per questo motivo, secondo molti l’attentato ricorda la strage di Lahore, avvenuta il giorno di Pasqua.

A Medina, dove secondo la tradizione Maometto è sepolto, un kamikaze si è fatto esplodere uccidendo quattro funzionari della sicurezza e ferendone altri cinque. Sempre ieri un attentatore suicida è morto dopo essersi fatto saltare in aria nei pressi del consolato statunitense a Jeddah. A poche ore dall’esplosione, il ministro dell’Interno saudita ha affermato che uno dei terroristi è di origine pakistana. Abdullah Gulzar Khan, 35 anni, avrebbe lavorato a Jeddah per 12 anni prima di colpire.

Mons. Shukardin ha criticato la scelta dei sauditi di annunciare così presto la nazionalità di uno degli attentatori: “Il nome del nostro Paese è stato diffamato – ha detto – e questo è un peccato. In ogni caso il Pakistan non è colpevole, la formazione di Khan è avvenuta all’estero. I media mostrano le azioni di alcuni singoli per mettere in cattiva luce il nostro Paese, che condanna i terroristi. Solo educazione e politica a lungo termine possono risolvere il problema”.

Anche p. Qaiser Feroz, segretario esecutivo della Commissione episcopale per le comunicazioni sociali, ha condannato gli attacchi-bomba: “La felicità dell’Eid si è tramutata in dolore in molte case. È allarmante che un altro pakistano sia stato trovato complice di terrorismo internazionale”.

La comunità musulmana pakistana è molto scossa per l’attacco al secondo luogo più sacro dell’islam dopo la Mecca. Muhammad Asim Makhdoom, segretario delle comunicazioni per il gruppo Jamiat Ulema-i-Islam, afferma che “non ci può essere compromesso sull’onore del Profeta e del Harmain Shareefain (protettore dei luoghi santi dell’islam). Le vittime saranno ricordate nelle preghiere dell’Eid”. Secondo Makhdoom è preoccupante “il silenzio tenuto dal Consiglio dell’ideologia islamica. Esso dovrebbe essere vigile nei confronti del terrorismo globale condotto in nome dell’islam. In più, le autorità saudite avrebbero dovuto completare le loro indagini prima di dichiarare la nazionalità pakistana di un sospettato”.