Espropri di terre in Bangladesh: una moschea costruita su un terreno indù
di Sumon Corraya

Un gruppo di 20 indù ha organizzato una conferenza stampa nella capitale e ha lanciato un appello al premier. Gli espropriatori requisiscono i terreni delle comunità di minoranza in modo forzato. Se gli espropriati protestano, rischiano la morte e lo stupro delle loro donne.


Dhaka (AsiaNews) – “Mi chiedo come facciano a pregare nella moschea costruita su un terreno requisito in modo forzato alla nostra comunità indù”. Lo ha detto ‍Sree Jotirmory Saha, un indù residente a Birgonj, nel distretto bengalese di Dinajpur, intervenendo ad una conferenza stampa al Dhaka Press. La conferenza è stata organizzata l’8 aprile per denunciare la continua requisizione dei terreni indù da parte dei musulmani, spesso influenti personalità locali. L’uomo, insieme ad una ventina di persone, si è recato nella capitale per richiamare l’attenzione delle autorità, dal momento che le ripetute iniziative attuate nella sua cittadina non hanno portato ad una presa di posizione dei politici locali, ma solo ad un aumento delle minacce da parte degli espropriatori. Gli indù hanno lanciato un appello alla premier Sheikh Hasina: “Salvi la nostra terra”.

L’uomo fa parte di una comunità indù che risiede a Birgonj da centinaia di anni. Tornato dalla Russia, dove si era recato per lavoro, ha trovato la sua casa espropriata e il terreno occupato. Al loro posto, i musulmani locali avevano costruito un luogo di culto islamico. In conferenza stampa, ‍Sree Jotirmory Saha ha detto: “Abbiamo chiesto aiuto ai leader politici e alla polizia di Dinajpur, ma non hanno fatto nulla”.

“Siamo perseguitati in quanto indù – ha continuato – abbiamo perso le nostre terre, dove avevamo le case e le proprietà. Tutto ciò che possediamo viene requisito in modo illegale. Ora siamo indigenti”.

Il gruppo ha riferito che la comunità indù non è l’unica che subisce continue vessazioni: “Anche i terreni di alcuni musulmani vengono espropriati”.

Da tempo in Bangladesh le comunità di minoranza, indù e cristiana in testa, subiscono minacce e aggressioni da parte di espropriatori che vogliono accaparrarsi i loro terreni. Il motivo, più che religioso, è economico: a causa dell’elevato prezzo dei terreni, agli espropriatori conviene accaparrarsi quelli delle minoranze piuttosto che pagarne il prezzo pieno. 

Gli espropri avvengono quasi sempre sotto la minaccia di ritorsioni. ‍Sree Jotirmory Saha ha raccontato: “Se noi protestiamo, loro [i criminali] ci minacciano di morte o di violentare le nostre figlie e mogli”. È quanto è accaduto questa settimana alla moglie di un pastore protestante, stuprata perché volevano rubarle la terra.

L’indù conclude: “Viviamo in estrema miseria e sotto costante paura. Abbiamo organizzato varie manifestazioni a Dinajpur, ma non abbiamo avuto risposta. Siamo venuti a Dhaka con maggiori speranze di ottenere giustizia”. Nel frattempo il quotidiano bengalese Prothom Alo, uno dei più diffusi nel Paese, riporta che la comunità indù (il 9,1% della popolazione) sta lentamente scomparendo, e una delle cause è proprio la requisizione delle terre. Negli ultimi 10 anni, i suoi membri sono diminuiti di circa un milione, trasferiti all’estero per motivi di sicurezza e per lavoro.