Vicario apostolico del Brunei: nonostante i divieti, abbiamo festeggiato bene il Natale
Secondo mons. Cornelius Sim le proibizioni del sultanato non sono molto severe e toccano in primo luogo i musulmani: “I cattolici hanno sempre potuto professare la fede in pubblico”. Non tutti i divieti sono da condannare: “La mancanza di Jingle Bells e Babbo Natale non impedisce ai cristiani di vivere questo periodo speciale”. Il 25 dicembre le parrocchie hanno potuto organizzare la festa annuale per migliaia di lavoratori migranti, soprattutto filippini.

Bandar Seri Begawan (AsiaNews/Cbcp) – I cattolici in Brunei “hanno sempre potuto professare la loro fede in pubblico come comunità, e speriamo di continuare così in futuro”. Lo ha detto mons. Cornelius Sim, vicario apostolico del Brunei, commentando il “divieto” dei festeggiamenti natalizi imposto qualche settimana fa dal sultano del Paese, dove vige la sharia. La pena prevista per coloro che celebrano la festa in piazza o nei luoghi pubblici è di cinque anni di prigione, oppure una multa di 20mila dollari. Secondo il prelato, la proibizione non è così severa come è stato riportato dai media occidentali ed è rivolta soprattutto ai musulmani.

“Siamo stati informati – spiega il vicario – che questi divieti sono indirizzati soprattutto ai musulmani. Il ministero degli Affari religiosi ha giustificato questo dicendo che è utile per non allontanare i musulmani dalla loro fede. Presumo che coloro che hanno deciso queste misure ci abbiano pensato a lungo, anche se non sono al corrente della loro linea di pensiero”.

Secondo le direttive del sultanato, ai cristiani resta la facoltà di celebrare la ricorrenza del Natale, ma solo “in privato” e dopo aver “avvisato in via preventiva” le autorità. Inoltre, fra i gesti legati alla festa cristiana ritenuti “offensivi” e per questo dichiarati fuorilegge vi sono: indossare simboli religiosi, accendere candele, addobbare alberi di Natale, montare decorazioni, indossare cappelli di Babbo Natale, cantare inni religiosi e inviare auguri.

Mond. Sim ricorda che la costituzione del Brunei riconosce la libertà di culto. Secondo il presule, inoltre, non tutti i divieti sono da condannare: “Essendo anche io un religioso di professione, capisco quelli che trattano questioni che possono confondere i membri della loro religione e compromettere la loro fede e la pratica religiosa”. “Per essere onesti – continua il vicario – non credo che la mancanza di ‘Jingle Bells’ o di ‘Frosty l’uomo di neve’ nei centri commerciali impedisca ai cristiani di vivere questo periodo in modo speciale. Babbo Natale, come è ritratto nella cultura popolare, non è affatto una rappresentazione adeguata di quello che è il Natale!”.

Il presule afferma che quest’anno i cristiani non hanno avvertito alcuna differenza nel modo di celebrare il Natale rispetto agli anni passati. Le parrocchie del Paese hanno osservato la “messa del gallo” come sempre. A Bandar Seri Begawan i cattolici hanno partecipato alla messa di Natale la mattina del 24 dicembre per esplicita richiesta del ministero degli Affari religiosi e non sovrapporsi alla processione per la nascita di Maometto.

In molte parrocchie la messa è stata celebrata il 25 dicembre. “Siccome il giorno di Natale è festa nazionale – spiega mons. Sim – molte persone hanno partecipato ai riti”. Inoltre, le parrocchie hanno aperto i propri edifici la notte per ospitare la festa annuale dei lavoratori migranti (v. foto), per la maggior parte filippini. “A Bandar Seri Begawa – racconta il vicario apostolico – più di 1500 lavoratori stranieri hanno partecipato all’evento. Hanno potuto scegliere fra una varietà di cibo indiano, cinese e filippino. Ci sono stati canti, balli e una lotteria con regali”.