Israele fa marcia indietro sulle 55mila nuove case per i coloni nella West Bank
Rivelato nei giorni scorsi da attivisti, il progetto è stato sconfessato dal governo. Esso sarebbe stato commissionato “senza autorizzazione” e “non ha alcuna validità”. Nel mirino la zona E1, che porterebbe alla creazione di un cuscinetto che separa Gerusalemme est dalla Cisgiordania.

Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) - Il progetto che prevede la costruzione di 55.548 nuove case per i coloni nella West Bank, in una delle zone più contese della regione, è stato commissionato “senza autorizzazione” e “non ha alcuna validità”. Ad affermarlo sono gli stessi alti funzionari del governo di Israele, secondo cui non si procederà alla costruzione di migliaia di nuove abitazioni come denunciato nei giorni scorsi dall’organizzazione “Pace adesso (Peace Now)”. Gli attivisti avevano pubblicato la notizia in base ai dati ricevuti dall’esecutivo, che prevedevano un nuovo piano di insediamenti con la creazione di due nuove colonie e il potenziamento di 8300 case nella zona E1.

La zona E1 è adiacente alla colonia di Maale Adumim, e insieme formano una specie di cuscinetto a est di Gerusalemme, separando di fatto la parte araba della città santa dalla West Bank. In tal modo si rende più difficile la continuità territoriale di uno Stato palestinese con capitale Gerusalemme est.

La decisione di autorizzare oltre 55mila nuove case aveva sollevato feroci polemiche, da qui (forse) la parziale marcia indietro annunciata da governo israeliano.

Un documento ufficiale a firma di alcuni “funzionari” del gabinetto del Primo Ministro Benjamin Netanyahu attribuisce all’ex ministro per le Abitazioni Uri Ariel (ora titolare dell’Agricoltura, originario dell’insediamento di Kfar Adumin, a nord-est dell’E1) il progetto di nuovi insediamenti nella zona. “Lo ha fatto di sua iniziativa e senza alcuna autorizzazione” precisa il comunicato, il quale aggiunge che il dicastero “non ha alcuna autorità nel decidere la pianificazione o la costruzione oltre la Green Line” che separa Israele dalla Cisgiordania.

Resta il fatto che la zona E1 è un “punto sensibile” e, come ricordano gli attivisti di Peace Now, “ogni volta che i leader israeliani promuovono piani abitativi” la comunità internazionale reagisce “condannando con forza”. Stati Uniti, Unione europea e Nazioni Unite si oppongono a tutti gli insediamenti, ma riservano una particolare attenzione proprio all’area E1.

I dialoghi fra Israele e Palestina sono fermi dall’aprile 2014 proprio a causa dell’incremento delle colonie nei territori occupati da Israele nel 1967. Secondo le leggi internazionali tutti questi insediamenti sono illegali, ma Israele continua a gonfiarli rendendo quasi impossibile la nascita di uno Stato palestinese.

A tutt’oggi vi sono 380mila israeliani insediati in 135 colonie nella West Bank, più altri 200mila insediati a Gerusalemme est.