Cina, l’economia rallenta e aumentano scioperi e proteste per i salari
Il China Labour Bulletin pubblica i dati relativi al terzo trimestre 2015: quasi 600 rivendicazioni sindacali nel Paese, piagato da contrazione del settore manifatturiero e dalla corruzione dei datori di lavoro. In aumento anche le proteste estreme: in 10 giorni, tre gruppi di operai si sono suicidati nella sola Jiaxing.

Hong Kong (AsiaNews) – Gli scioperi e le proteste dei lavoratori in tutta la Cina sono aumentati in maniera considerevole nel terzo trimestre del 2015, con un picco particolare nel settore del manifatturiero. La “mappa degli scioperi” del China Labour Bulletin – Clb, organismo no profit con base a Hong Kong che monitora il mondo del lavoro nella Repubblica popolare – mostra infatti che a luglio a settembre si sono verificate 593 rivendicazioni sindacali. Di queste, 219 hanno riguardato appunto il mondo del manifatturiero.

Non si tratta di un caso: l’attività manifatturiera del Paese si è contratta per il secondo mese consecutivo lo scorso settembre, causando un calo dell’attività e forti disagi per i lavoratori. Sempre in settembre si sono verificati una media di 3 fra scioperi e proteste ogni singolo giorno. La maggior parte dei casi riguarda gli stipendi, non corrisposti o diminuiti senza preavviso.

A poca distanza dal manifatturiero viene il settore dell’edilizia. Si tratta di uno dei campi più sensibili dell’economia cinese, dato che una buona parte della strabiliante crescita del Prodotto interno lordo nazionale – negli ultimi due decenni – è stata trainata proprio dalle costruzioni. Al punto che, però, si è formata una bolla composta da case invendute e prestiti mai restituiti alle banche che ora rischia di scoppiare travolgendo tutti.

Nel terzo trimestre del 2015, il 31% degli scioperi e delle proteste dei lavoratori è stato collegato proprio all’edilizia. Ad aggravare la situazione, spiega il Clb, vi è anche l’approssimarsi del Capodanno lunare: per tradizione, in questa data si saldano i conti arretrati e si pagano i debiti. Ma sempre più spesso i migranti che costruiscono nelle città – centinaia di milioni di persone, vero motore della crescita del Pil – si vedono negati gli stipendi arretrati. Molti, per la vergogna, si suicidano piuttosto che tornare a casa a mani vuote.

In generale, scrive ancora il sindacato, la sensazione è che aumenti la disperazione nel mondo del lavoro: “Molti gruppi di lavoratori nel corso dell’anno hanno inscenato manifestazioni estreme, fra cui salire sui tetti degli edifici minacciando il suicidio. Nella sola città di Dongguan e nel solo terzo trimestre del 2015 si sono verificati sei incidenti di questo tipo. A Jiaxing, nel Zhejiang, ne sono avvenuti tre in 10 giorni. Ora la città è ribattezzata ‘la città dei saltatori’”.

Per contrastare questo fenomeno, le autorità hanno deciso come sempre di aumentare il controllo della polizia. Nel 10% dei casi di sciopero segnalati dal Clb si sono verificati arresti o scontri violenti con le autorità. il 23 settembre scorso, nella provincia dell'Henan, gli agenti sono arrivati ad aprire il fuoco contro un gruppo di minatori che chiedeva le paghe arretrate.