Cina, su Microsoft non ci sono "libertà" e "democrazia"

Il portale rifiuta ricerche con alcune parole "vietate". Reporters senza frontiere denuncia la volontà di "eliminare la libertà d'informazione tramite internet".


Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Le parole "democrazia", "libertà" e "diritti umani" dal 13 giugno non sono accettate per le ricerche sul nuovo portale internet della Microsoft in Cina. Il blog del colosso Usa, chiamato "spazi MSN", nemmeno accetta le parole "Taiwan indipendenza" e "dimostrazione". I navigatori che immettono queste parole o altre con significato politico o di contenuto pornografico vedono comparire un consiglio: "Questo sito non contiene parole proibite od oscenità. Si prega di inviare un termine diverso". Gli uffici della Microsoft a Pechino non hanno rilasciato alcun commento.

In Cina i siti internet sono sottoposti a un severo codice di condotta e autocensurano le informazioni su questioni che il governo ritiene politicamente delicate, pornografiche o illegali, o che comunque non vuole divulgare. La Microsoft ha costituito il suo portale MSN in maggio, tramite una joint venture con la Shanghai Alliance Investment, società di proprietà statale. Anche Yahoo! e Google – i 2 più diffusi sistemi di ricerca su internet – hanno ricevuto critiche per la loro collaborazione con il governo cinese nella censura dei siti internet.

Reporters senza frontiere (Rsf) - organizzazione con sede a Parigi che difende la libertà di stampa – "deplora l'irresponsabile politica delle ditte di internet statunitensi Yahoo! e Google, che si piegano in modo diretto e indiretto alle richieste di censura del governo". Da tempo Rsf ha denunciato che la Cisco System: fornirebbe programmi di spionaggio on-line mentre Yahoo! favorisce la censura in cambio della sua penetrazione nel mercato cinese. Rsf ha invitato gli Stati Uniti ad applicare i principi del Global Internet Freedom Act (legge per la libertà globale di internet) nelle attività private di internet in "alcuni tra i regimi più repressivi nel mondo". Questa legge vuole combattere le censure imposte dai governi sui siti internet.

Nel marzo 2005 Pechino ha introdotto nuove regole che obbligano tutti i siti web con sede in Cina a registrarsi presso il governo entro la fine di giugno, con indicazione della persona responsabile, ed hanno annunciato la chiusura dei siti non registrati. Secondo Rsf  "così il governo avrà un controllo molto più efficiente sulle notizie e l'informazione on-line". Lo Stato vuole raggiungere il completo controllo dei siti e lo giustifica per la diffusione via internet di "sesso, violenza e superstizioni feudali e altre informazioni nocive che corrompono lo spirito delle persone". In realtà "le autorità – dice Rsf – sperano di spingere i siti più indipendenti a migrare all'estero, dove sarebbero resi non accessibili dalla Cina tramite sistemi di filtraggio, mentre chi continuerà a pubblicare sotto il proprio vero nome, dovrà evitare gli argomenti politici oppure diventare un ripetitore della propaganda del partito comunista."

In questi anni almeno 54 persone sono state imprigionate per avere pubblicato notizie ritenute "sovversive". Per chi pubblica notizie, anche commerciali, su siti non registrati, è prevista una multa fino a 1 milione di yuan (circa 120 mila dollari Usa). Secondo il governo, già il 75% circa dei siti si è registrato. La Cina ha circa 90 milioni di navigatori internet, seconda al mondo dopo gli Usa. (PB)