Pechino e Delhi guideranno la “Super Banca asiatica”
È quanto emerge dalla riunione in corso per definire l’asset iniziale dell’Asian Infrastructure Investment Bank. Per evitare colpi di mano delle nazioni europee, gli Stati asiatici concedono alla Cina “fra il 25 e il 30% delle quote totali”, mentre l’India si avvia verso il secondo posto. La Germania annuncia: “Un nostro rappresentante nel board dei direttori”.

Singapore (AsiaNews/Agenzie) – La Cina avrà con ogni probabilità fra il 25 e il 30% delle azioni dell’Asian Infrastructure Investment Bank, mentre l’India sembra in corsa per divenire il secondo Paese per possesso di quote. Le nazioni asiatiche dovrebbero coprire fra il 72 e il 75% del totale. È quanto emerge da alcune indiscrezioni filtrate dall’incontro in corso a Singapore, che deve stabilire l’asset iniziale della “Super Banca asiatica”.

Lanciata da Pechino nel maggio del 2014, l'Asian Infrastructure Investment Bank vuole divenire l’hub finanziario per eccellenza dei governi continentali. In questo modo, spiegano gli analisti, si vogliono estromettere dall’area la Banca mondiale, per tradizione in mano statunitense; l’Asian Development Bank, con base a Manila ma controllata dal Giappone; il Fondo monetario internazionale appannaggio dell’Europa.

All’interno degli Stati fondatori vi sono anche diverse nazioni europee, fra cui Gran Bretagna e Germania. Per evitare colpi di mano durante l’acquisto delle quote del capitale di partenza – fissato in 100 miliardi di dollari – i delegati asiatici hanno preparato un piano che riconosce a Pechino una supremazia di fatto, senza però concedere il controllo totale.

In totale i membri fondatori sono 57: fra questi figurano nazioni diverse e a volte ostili fra loro, come Israele e Iran. Gli Stati Uniti e il Giappone hanno invece deciso di rimanere fuori dalla nuova entità economica, e il premier nipponico Shinzo Abe sembra intenzionato a stanziare circa 110 miliardi di dollari per investimenti esteri. Una mossa, spiegano alcuni analisti, che vuole bilanciare l’offensiva economica cinese.

Il governo cinese avrebbe comunque ceduto sul direttorio della nuova banca. Anche se non è ancora chiaro neanche il numero dei membri del consiglio di amministrazione, l’inviato tedesco in Cina Michael Clauss ha confermato che Berlino “avrà almeno un posto al tavolo. Essendo l’economia più importante dell’Europa, è giusto e naturale”.