Pechino denuncia azioni "sleali" di Usa e Ue nel settore tessile

Pechino (AsiaNews/Agenzie) –La Cina accusa Stati Uniti e Ue di adottare misure "sleali" e "protezionistiche" per contenere il boom dell'export cinese nel settore tessile.

Bo Xilai, ministro per il commercio, ha fatto notare che i paesi più sviluppati sostengono il libero commercio mondiale quando ne traggono chiari vantaggi ma praticano restrizioni quando il libero commercio minaccia i loro interessi. "Per le regole dell'Organizzazione mondiale del commercio (World Trade Organisation, Wto) un simile doppio criterio non è possibile", ha detto Bo. Da tempo Stati Uniti e Ue biasimano la Cina per la rapida crescita delle sue esportazioni, che crea molta disoccupazione nei loro paesi. Ma Bo ha detto che tali critiche sono "senza ragione" e le restrizioni poste ai suoi prodotti e le misure "protezionistiche", sono una mossa "sleale" che rischia di "minare le regole della Wto creando conseguenze negative sui dialoghi per la liberalizzazione del commercio".

All'inizio del mese Bo aveva già avvertito che l'imposizione di restrizioni per la Cina avrebbe influenzato la fiducia di tutti i paesi in via di sviluppo sul sistema del commercio. Bo ha ricordato che, dal 1995, quando fu deciso di togliere le quote limite sull'importazione, ogni stato ha avuto 10 anni per prepararsi ed evitare terremoti per il proprio commercio, ma Usa ed Ue non hanno fatto molto per essere pronti. Egli ha anche avvertito che decine di milioni di lavoratori cinesi sono minacciati dalle misure di salvaguardia Usa e Ue per l'esportazione tessile.

"Le imprese cinesi ottengono un piccolo profitto con le esportazioni tessili" ha dichiarato al Fortune Global Forum, "la Cina ricava solo 30 centesimi di dollaro Usa per ogni camicia che produce. L'industria tessile, che ha un basso valore aggiunto, ha grande peso per le modeste entrate di decine di milioni di lavoratori cinesi".

Stati Uniti e Ue affermano che l'invasione dei prodotti tessili cinesi che ha travolto i loro mercati sin dal 1° gennaio 2005, minaccia milioni posti di lavoro nei loro paesi. Martedì 16 maggio l'organo esecutivo dell'Unione Europea ha varato misure di emergenza che potrebbero portare alla limitazione per le importazioni di T-shirt e filati di lino cinesi, se Pechino non adotta misure per limitare le esportazioni. Peter Mandelson, Commissario Ue per il commercio, ha spiegato che "l'effetto delle procedure d'urgenza" dovrebbe produrre "formali consultazioni con Cina e Wto per queste 2 categorie di prodotti": Egli ha ricordato che l'iniziativa è permessa dalle norme della Wto.

La settimana scorsa Washington ha reintrodotto limiti alle importazioni dalla Cina di camice e bluse di cotone, calzoni di cotone e biancheria intima di cotone e fibre sintetiche. Gli Usa sostengono che le importazioni cinesi sono fortemente favorite dall'artificiale debolezza dell'yuan, che causa una crescente pressione internazionale per la rivalutazione della moneta, cosa che Pechino rifiuta di fare. Il Senato americano voterà a luglio su una proposta di legge bipartisan che introduce un'imposta del 27,5% su tutte le importazioni dalla Cina, se Pechino non adegua entro 6 mesi il cambio tra yuan e dollaro.

Pechino ribatte che proprio questa pressione sullo yuan ha incrementato le sue esportazioni in quanto le industrie si aspettano una rivalutazione della valuta, che è ora scambiata con il dollaro Usa al tasso fisso di circa 8,28.

Per controllare le sue esportazioni e placare le critiche,  la Cina ha già aumentato le tasse e diminuito i rimborsi per l'esportazione per i prodotti tessili. La scorsa settimana il premier Wen Jiabao ha annunciato che saranno prese ulteriori misure, ma non ha precisato quando.