AirAsia QZ8501, difficile il recupero dei corpi. Le famiglie: Vogliamo dire loro addio
Le autorità indonesiane confermano di aver identificato i resti dell'aereo. Le condizioni meteo ostacolano le operazioni di ricerca. Sei i corpi rinvenuti finora. La vista delle immagini ha scatenato crisi di pianto e svenimenti. Un familiare: "Continuo a sperare in un miracolo".

Jakarta (AsiaNews/Agenzie) - Le domande degli ultimi giorni sulle sorti dell'aereo dell'AirAsia hanno trovato una risposta ieri sera, quando i primi corpi senza vita - insieme ad alcune parti del velivolo - sono stati ritrovati dalle squadre di ricerca nel Mare di Java. Le autorità hanno confermato in via ufficiale che si tratta del volo QZ8501. Le speranze che ancora sostenevano i familiari dei passeggeri si sono trasformate in crisi di pianto e disperazione. Alla vista delle immagini dei corpi senza vita trasmesse dalla televisione indonesiana, due persone si sono sentite male e hanno perso i sensi. "Il mio cuore andrà in pezzi se ciò che ho visto è vero", ha dichiarato Dwijanto, 60 anni, che sull'aereo aveva un figlio. "Vogliamo solo dire loro addio", ha aggiunto una donna.

Per il momento, sono sei i corpi recuperati. Uno è quello di una donna, con indosso l'uniforme del personale di volo. Le autorità indonesiane spiegano che la tempesta in corso, le forti raffiche di vento e onde alte 3 metri rendono difficili le operazioni di recupero. Inoltre, con il passare delle ore, potrebbe essere impossibile riuscire a identificare i corpi una volta ritrovati.

Sul volo erano imbarcati 137 passeggeri adulti, 17 bambini e un neonato, insieme a due piloti e cinque membri del personale di volo.

Tony Fernandes, presidente di AirAsia, è corso all'aeroporto di Surabaya, dove parte dei familiari dei passeggeri a bordo si sono radunati, in attesa di avere notizie. "Le parole non possono esprimere ciò che queste persone stanno provando", ha detto.

Quando la televisione ha mostrato il primo corpo galleggiare sull'acqua, i parenti delle vittime sono scoppiati a piangere e si sono abbracciati gli uni con gli altri. Alcuni chiedevano l'intervento di ambulanze. Un uomo si è coperto il volto con le mani, è svenuto ed è stato portato via in barella. Una donna ha iniziato a urlare. Il sindaco di Surabaya, presente nella stessa sala dei familiari, ha cercato di confortare ciascuno di loro. "Dovete essere forti - ha detto - loro non sono più nostri. Ora appartengono a Dio".

Munif, 50 anni, a bordo del volo aveva il fratello minore Siti Rahmah. "Sto cercando di calmare la mia famiglia - racconta - ma è difficile. L'atmosfera è cambiata da quando hanno mostrato i corpi galleggiare. Le persone sono diventate isteriche".

Ifan Joko, 54 anni, dice di sperare ancora in un miracolo. Sull'aereo c'erano il fratello, Charlie Gunawan, insieme alla moglie, i tre figli, e altri due familiari. Erano in viaggio per Singapore per festeggiare il Nuovo Anno. "So che l'aereo si è schiantato - dice tra le lacrime -, ma non posso credere che mio fratello e la sua famiglia siano morti. Noi preghiamo ancora perché siano vivi".