La polizia sgombra il sit-in di Occupy. Gli studenti: "Ritorneremo"
di Victoria Ma
Appello del card. Tong perché la polizia e gli studenti rinuncino alla violenza e perché si ritorni al dialogo sulle riforme democratiche. Leader studenteschi, parlamentari, sostenitori presenti nella zona, pronti a farsi arrestare. Professori universitari vigilano sull'uso della forza della polizia. Alcuni studenti piangono. Altri affermano che troveranno nuovi modi per lottare per la democrazia.

Hong Kong (AsiaNews) - Centinaia di poliziotti e ufficiali giudiziari stanno sgombrando i rimanenti siti di Occupy Central in Admiralty. La zona è stata occupata dal movimento pro-democrazia per 75 giorni. Pur non riuscendo a cambiare la decisione di Pechino e del governo locale, esso ha polarizzato milioni di persone e di giovani all'idea di una reale democrazia.

Molti giovani impacchettano le loro cose e lasciano la zona; altri rimangono fermi in segno di sfida. In attesa di essere arrestati leggono libri di politica o studiano. Qua e là si vedono striscioni e scritte che gridano: "Ritorneremo! (We will be back)". Una scritta in particolare dice rivolta alla polizia: "Potete sgombrare un luogo [fisico], ma non potete cancellare un'idea".

L'avviso di sgombero era stato diffuso da almeno due giorni. Questa mattina i poliziotti hanno circondato con cordoni l'area di Admiralty e avvertito che avrebbero iniziato lo sgombero. Tutti sono stati invitati a lasciare l'area. Chi avesse resistito sarebbe stato arrestato.

Più di 100 leader studenteschi, parlamentari, membri di partiti democratici e sostenitori di Occupy rimangono nella zona fino alla fine e sono pronti anche a farsi arrestare. Fra questi vi sono i leader del movimento, i parlamentari Emily Lau, Albert Ho, Alan Leong; Jimmy Lau, proprietario del giornale Apple Daily; Martin Lee, fondatore del Partito democratico.

Alex Chow, segretario generale della Federazione degli studenti (universitari), ha dichiarato che dopo lo sgombero della polizia, essi continueranno in altri modi la disobbedienza civile, lottando per una vera democrazia e osservando I principi della non-violenza.

Il card. John Tong, vescovo di Hong Kong, ha lanciato ieri un appello urgente in cui chiedeva alla polizia e ai dimostranti di rispettare la legge ed esercitare moderazione per evitare conflitti e scoppi di violenza. Egli ha anche spinto il governo locale e I gruppi del movimento a "riprendere il dialogo sulla riforma elettorale al più presto, nel tentativo di superare gli attriti e la polarizzazione fra I gruppi".

Il cardinal ha anche chiesto a tutti I fedeli della diocesi di pregare con intensità per il bene della società di Hong Kong.

Dal primo mattino folti gruppi di poliziotti hanno circondato la zona. Alle 10.30 gli ufficiali giudiziari hanno rimosso quasi tutte le barricate, i recinti, le panche erette in questi mesi dai dimostranti. Ci sono volute almeno 2 ore e mezza per ripulire l'area. Ma vi è ancora molto da fare ed è probabile che lo sgombero  si concluderà solo in tarda serata. Si prevede che per mezzanotte le strade - rimaste bloccate per più di due mesi - ritorneranno ad essere percorribili.

Nessuno dei dimostranti ha cercato di fermare l'operazione. Un gruppo di 20 professori da diverse università, insieme a membri della Human Rights Monitor, sono rimasti sul luogo per vigilare sull'incolumità degli studenti e verificare che lo sgombero avvenisse senza l'uso di forza eccessiva da parte della polizia.

La notte scorsa, più di 10mila dimostranti si sono radunati ad Admiralty e molti hanno deciso di passarvi la note. Questa mattina, dopo l'avvertimento della polizia, molti dimostranti hanno smontato le tende, rimosso le opera d'arte e il materiale in mostra. Alcuni sono scoppiati in pianto. Uno di loro conclude: "Abbiamo lottato per settimane intere. Continueremo a lottare per la democrazia".