Almeno 8 morti e 30 intrappolati in due miniere cinesi

 


Jiaohe (AsiaNews/Agenzie) – Un'inondazione ha colpito la miniera di carbone "Tengda" a Jiaohe, città nella provincia di Jilin – nord est del Paese - ed ha intrappolato sotto terra 69 minatori. La tragedia è avvenuta ieri, 24 aprile. I gruppi di soccorso hanno lavorato tutta la notte e nella mattina di lunedì hanno recuperato 39 lavoratori. Non si ha però alcuna comunicazione con i 30 ancora intrappolati. I dipartimenti locali di Pubblica sicurezza e di Prevenzione sul lavoro non hanno rilasciato commenti sull'accaduto.

Almeno 8 minatori sono morti, invece, a causa di un incendio all'interno della miniera "Fushun" a Yuzhou, una città nella provincia dell'Henan – est del Paese. L'incendio è divampato poche ore prima dell'alluvione di Jiaohe. Il bilancio delle vittime potrebbe salire, perché 4 lavoratori risultano ancora dispersi.

Le autorità centrali hanno aperto un'inchiesta per entrambi gli incidenti.

I disastri all'interno delle miniere di carbone sono all'ordine del giorno in Cina , dove il fabbisogno energetico cresce a ritmo giornaliero. La domanda di carbone ha causato un impennata dei prezzi, e la maggioranza dei proprietari delle miniere ignora le norme di sicurezza per ottenere profitti più alti. Nel caso di Yuzhou i minatori sono stati obbligati a scendere in miniere sebbene l'amministrazione provinciale aveva ordinato la chiusura dell'impianto e la modernizzazione degli apparati di sicurezza. I proprietari sono stati arrestati.

Secondo i dati ufficiali pubblicati da Pechino circa 6 mila minatori sono morti in incidenti sul lavoro durante il 2004; stime indipendenti denunciano invece almeno 20 mila morti. Nei primi 4 mesi del 2005, le stime ufficiali dei deceduti nelle miniere tocca quota 1.113, con un aumento del 20% rispetto alle stime parallele del 2004.

Per la legge cinese, ogni incidente con più di 10 vittime va denunciato alle autorità – centrali e provinciali – e la miniera deve essere chiusa. Per non chiudere gli stabilimenti, i proprietari e le autorità locali - legati molto spesso dalla corruzione - non denunciano gli incidenti o dichiarano un numero minore di vittime.