Guangdong, 1000 persone dimostrano contro la costruzione di una fabbrica chimica
La popolazione di Maoming è scesa in piazza per fermare un'industria di idrocarburi aromatici, considerata una minaccia per l'ambiente già piagato dall'inquinamento dilagante. Nel frattempo, sempre nella provincia meridionale, il villaggio di Wukan torna alle urne per eleggere i suoi capi: ma il governo ha arrestato ogni possibile oppositore.

Guangzhou (AsiaNews) - La popolazione di Maoming, nella ricca provincia meridionale del Guangdong, è scesa in piazza contro la costruzione di una fabbrica chimica che rischia di peggiorare ancora di più la situazione ambientale e il tasso di inquinamento locali. I manifestanti si sono incontrati nella mattina del 30 marzo davanti agli uffici del Partito comunista locale e hanno camminato per le vie della città per chiedere di fermare il progetto. Da poco meno di duecento, il gruppo è arrivato durante la marcia a circa 1000 persone.

La manifestazione si è svolta in maniera pacifica anche se, secondo il governo, "alcuni agitatori" hanno lanciato pietre e bottiglie d'acqua che hanno danneggiato alcune proprietà pubbliche. Le foto pubblicate sul social network Weibo mostrano una macchina rovesciata (forse una camionetta della polizia) e alcuni dimostranti che agitano i pugni. Non è chiaro se il governo fermerà o meno la fabbrica, che dovrebbe produrre idrocarburi aromatici.  In ogni caso, le autorità hanno arrestato diversi dimostranti.

Le proteste si confermano il modo migliore che il popolo ha per farsi ascoltare. Nel maggio del 2013, la popolazione di Kunming (provincia dello Yunnan) è scesa in piazza contro la costruzione di una raffineria. Anche se il progetto non è stato fermato, il governo ha promesso di ascoltare le richieste dei manifestanti e ha convocato un tavolo di concertazione con i residenti e i gestori dell'impianto.

Nel 2011 a Dalian migliaia di manifestanti hanno manifestato contro una fabbrica di agenti chimici, costringendo le autorità a infliggere una pesante multa a una compagnia petrolifera che ha inquinato lo Shandong. Mentre il caso di Wukan (Guangdong) esploso nel settembre 2011, che ha visto per la prima volta una sorta di vittoria della popolazione sul potere centrale, ha spinto in questi anni diversi leader di villaggi e città a cercare la mediazione con la popolazione invece delle repressione.

Proprio l'esperimento di Wukan è tornato in questi giorni sotto i riflettori: dopo una serie di arresti contro gli ex capi eletti dal popolo (e non dal Partito) oggi il villaggio si è recato alle urne. Secondo i residenti, si tratta di poco più di una farsa "dato che il governo non vuole altro che riprendere il controllo di Wukan e ha eliminato ogni possibile oppositore prima del voto".

I dati confermano l'insoddisfazione popolare: l'Ufficio nazionale cinese di statistica ha rilasciato nel gennaio 2013, per la prima volta in 13 anni, i dati relativi al coefficiente Gini - il fattore che indica la disparità salariale e il divario fra ricchi e poveri - considerato uno degli indicatori più sensibili dal punto di vista politico. Per il 2012 il dato si attesta sullo 0,474: anche se rappresenta un calo rispetto allo 0,491 del 2008, va sottolineato che supera comunque la soglia dello 0,4 che - per gli analisti - è il confine che porta ai conflitti sociali. Va detto che l'università di finanza ed economia di Chengdu (Sichuan) ha calcolato il coefficiente Gini a 0,6

Sun Liping, professore di sociologia presso l'università Qinghua di Pechino, ha anche aggiornato i dati relativi alla protesta pubblica: nel 2010 le manifestazioni sono state circa 180mila, quasi 500 al giorno, e il doppio rispetto ai dati del 2006. Il Partito ha annunciato l'intenzione di "ridurre" questi numeri, ma non è chiaro in che modo ritenga di potervi riuscire.