Da lunedì si vota per scegliere il nuovo papa

Le regole, i numeri, le tradizioni del conclave.


Città del Vaticano (AsiaNews) - I 115 cardinali "elettori", che hanno cioè meno di 80 anni, (nella storia della Chiesa non sono mai stati così tanti) da lunedì si riuniranno in conclave per eleggere il 264/mo successore di San Pietro. Il 265/mo vescovo di Roma, il nuovo Papa, avrà il titolo di Vicario di Gesù Cristo, successore di San Pietro, Sommo Pontefice della Chiesa cattolica, patriarca dell'Occidente, primate d'Italia, arcivescovo e metropolita della provincia ecclesiastica romana, servo dei servi di Dio, sovrano dello Stato della Città del Vaticano. Nei circa duemila anni di storia della Chiesa vi sono state quasi 300 elezioni, contando insieme quelle legittime e quelle illegittime (quelle degli antipapi).

I novendiali, la preparazione, l'isolamento

Attualmente i cardinali, elettori e non, effettivamente presenti a Roma sono 140 e dal momento della morte di Giovanni Paolo II stanno guidando insieme la Chiesa cattolica, senza però poter prendere decisioni, come le nomine dei vescovi, che spettano solo ad un papa. Riuniti in Congregazione, generale o particolare, sono guidati dal cardinale decano, il tedesco Joseph Ratzinger, e dal camerlengo, lo spagnolo Eduardo Martinez Somalo, che è un po' l'amministratore della Santa Sede. Tutti insieme si stanno preoccupando dell'ordinaria amministrazione e stanno esaminando i problemi della Chiesa cattolica in questo momento, in modo da chiarirsi un po' le idee su chi scegliere come prossimo papa. Questa fase durerà per i nove giorni successivi al funerale di Giovanni Paolo II, i "novendiali", durante i quali si prega per lui.

Trascorso tale periodo, che finirà domenica prossima, comincerà, da lunedì, il conclave. Non ne è prevista una durata massima. Comincerà con l''extra omnes", fuori tutti, che sarà intimato dal Maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, mons. Piero Marini.

A differenza di quanto accaduto fino al 1978, l'inizio del conclave non vedrà più i cardinali capi dei tre ordini (vescovi, preti e diaconi) percorrere il "recinto del Conclave", grosso modo il Palazzo apostolico, compreso il Cortile di San Damaso, suonando la campanella per ricordare l'extra omnes. Il "recinto" questa volta si estenderà all'intero Vaticano e comprenderà, secondo le disposizioni di Giovanni Paolo II, anche la "Casa di Santa Marta", dove abiteranno i cardinali, non più costretti alle anguste e scomodissime "celle", che si ricavavano nei locali intorno alla Sistina. I cardinali insomma non saranno davvero "sotto chiave". Ma non potranno comunque avere contatti con l'esterno, né via telefono, né via radio. Non c'è un espresso divieto per Internet, ma sembra implicito, anche perché i cardinali elettori, "dovranno astenersi dal ricevere o inviare messaggi di qualsiasi genere al di fuori della Città del Vaticano, essendo fatto naturalmente divieto che questi abbiano come tramite qualche persona ivi legittimamente ammessa. In modo specifico è fatto divieto ai Cardinali elettori, per tutto il tempo della durata delle operazioni dell'elezione, di ricevere stampa quotidiana e periodica, di qualsiasi natura, così come di ascoltare trasmissioni radiofoniche o di vedere trasmissioni televisive".

In realtà nella Casa di santa Marta, costruita in Vaticano alla fine degli anni '90, che per la prima volta sarà residenza degli elettori (ma le votazioni si faranno sempre nella cappella Sistina) oltre ai cardinali, saranno ammessi cerimonieri, confessori, due medici, infermieri, personale di servizio. Che hanno già giurato di mantenere il segreto e rispettare i vincoli.

Le votazioni, la preghiera e la "fumata"

Se gli elettori del Romano pontefice abiteranno dunque nella più ospitale Casa di santa Marta, per votare, dovranno andare, secondo tradizione, nella cappella Sistina. Li porteranno in bus nel luogo dove tali riunioni, a parte qualche eccezione, si tengono dal 1492. Ma la prima andata la faranno a piedi, in processione, invocando col canto del Veni Creator l'assistenza dello Spirito Santo, dall'interno del Palazzo apostolico, "in ora conveniente del pomeriggio".

Già dal primo giorno si comincerà a votare: una sola votazione. Voto segreto, come oggi sembra scontato; ma in passato non era cosi', la regola del segreto è relativamente recente: fu introdotta nel 1621.

Dal secondo giorno le votazioni saranno due al mattino e due al pomeriggio. Per eleggere il successore di Giovanni Paolo II la maggioranza necessaria sarà 'solo' di due terzi, con arrotondamento all'unità superiore, ossia 77 voti su 115.

Ogni volta che si dovrà votare, "ciascun Cardinale elettore, in ordine di precedenza, dopo aver scritto e piegato la scheda, tenendola sollevata in modo che sia visibile, la porta all'altare (in fondo alla Sistina, n.d.r.) presso il quale stanno gli Scrutatori e sul quale è posto un recipiente coperto da un piatto per raccogliere le schede. Giunto colà, il Cardinale elettore pronuncia ad alta voce la seguente formula di giuramento: 'Chiamo a testimone Cristo Signore, il quale mi giudicherà, che il mio voto è dato a colui che, secondo Dio, ritengo debba essere eletto'. Depone, quindi, la scheda nel piatto e con questo la introduce nel recipiente. Eseguito ciò, fa inchino all'altare e torna al suo posto". Al termine di ogni votazione le schede, votate e lette, saranno forate con un ago, "nel punto in cui si trova la parola Eligo (scelgo, eleggo)", legate con un filo e bruciate, insieme ai fogli sui quali i cardinali si segnano i risultati.

Quel fuoco era e sarà la "fumata" del comignolo della Sistina. Un tempo si capiva l'esito dell'elezione dalla quantità del fumo: se era andata a vuoto ai univa alle schede della paglia. Molto fumo, cioè, indicava mancata elezione. Per rendere più facile la comprensione dell'andamento del voto, si passò poi alla colorazione del fumo: lo si rendeva nero, un tempo con paglia bagnata, poi con un candelotto nero, se il voto era andato a vuoto, bianco (paglia asciutta poi candelotto bianco) se il papa era stato eletto. Così si dovrebbe fare anche questa volta, ma in più l'elezione sarà annunciata dal festoso suono delle campane di San Pietro. Ma una traccia del voto restava e resterà: alla fine del conclave il cardinale camerlengo stenderà una relazione delle votazioni "chiusa in una busta sigillata", che potrà essere aperta solo da un papa.

Quanto agli scrutini, se dopo il terzo giorno non sarà eletto il papa, è previsto un giorno "di preghiera, di libero colloquio tra i votanti e di una breve esortazione spirituale". Stessa procedura dopo altri sette scrutini inutili ed ancora dopo altri sette. A quel punto si potrà decidere una nuova procedura: si potrà continuare a cercare un candidato che raggiunga i due terzi dei voti, oppure optare per una elezione a maggioranza assoluta o per un ballottaggio. Sempre comunque i voti saranno per iscritto e segreti.

Le lacrime e l'annuncio

Arrivati alla scelta dell'eletto, a lui sarà posta la domanda: "accetti la tua elezione a sommo pontefice?"; alla risposta affermativa, un tempo i cardinali facevano calare in segno d'ossequio i baldacchini che coprivano i loro tronetti. Erano di colore diverso (rosso o verde), a seconda se il cardinale era stato 'creato' dal papa appena morto, e quindi fosse in lutto, oppure da un predecessore. Ora non ci sono più, anche perché l'aumentato numero di porporati ha tolto lo spazio necessario. Ci sarà comunque l'ossequio dei cardinali, ultimo atto del Conclave, dopo che all'eletto sarà stata posta l'ultima domanda: "come vuoi essere chiamato?".

Ormai papa, l'eletto verrà condotto alla Camera lachrimatoria, una piccola stanza sulla sinistra dell'altare, che prende nome dalle lacrime che i papi appena eletti versano sulla propria nuova condizione. Là saranno stati collocati i tre abiti bianchi di taglia diversa. Nonostante tale possibilità, non sempre c'è stata la taglia giusta: per Pio XII erano tutte troppo larghe, per Giovanni XXIII troppo strette.

Il nuovo papa indosserà la veste bianca e il primo dei cardinali diaconi annuncerà alla gente riunita in piazza san Pietro: "Nuntio vobis gaudium magnum: Habemus papam" (vi annuncio una grande gioia: abbiamo il papa). (FP)