Cina, padre di un dissidente muore cadendo da un balcone del tribunale. Per la polizia "si è suicidato"
Xue Fushun, padre del democratico Xue Mingkai, era riuscito a fuggire da una prigione segreta e si era rifugiato nel palazzo del Procuratore generale dello Shandong. Cercava la protezione del tribunale contro la persecuzione della polizia nei confronti della sua famiglia. Per la moglie e il figlio non è suicidio, ma omicidio intenzionale. Il sostegno dei dissidenti cinesi, che scrivono una lettera aperta per denunciare le "continue violazioni" delle autorità.

Pechino (AsiaNews) - Il padre di un dissidente democratico è morto mentre cercava la protezione del Procuratore generale dello Shandong contro le autorità locali. L'uomo - Xue Fushun, anche lui impegnato per il rispetto dei diritti umani in Cina - si sarebbe "suicidato lanciandosi da un balcone" mentre si trovava all'interno dello stabile governativo, dove si era rifugiato per denunciare un'ingiusta detenzione e la persecuzione lanciata contro la sua famiglia. La polizia sta cercando di insabbiare il caso, ma la moglie e il figlio chiedono verità: insieme a loro un nuovo gruppo di dissidenti, che ha scritto una lettera aperta per denunciare i "continui abusi" ai diritti umani della popolazione.

Il figlio di Xue Fushun è Xue Mingkai (24 anni, nella foto vestito come un poliziotto durante una manifestazione di protesta), attivista per i diritti umani e membro del Partito democratico cinese. Il giovane ha passato in totale quattro anni in galera con l'accusa di "sovversione del potere statale" (prima condanna nel 2010) e "incitamento alla sovversione del potere statale" (seconda condanna nel 2012). Finito di scontare la seconda detenzione, è stato rilasciato il 15 settembre del 2013 e al momento vive a Zhengzhou, nell'Henan (provincia che confina a nord con lo Shandong).

Lo scorso 23 gennaio - secondo la ricostruzione di Human Rights in China - gli agenti della pubblica sicurezza di Qufu hanno fermato senza accuse i suoi genitori, Xue Fushun e Wang Shuqing, e li hanno rinchiusi in una "casa per gli ospiti" (un eufemismo per definire le "black jail", le prigioni non ufficiali del governo cinese). Lo scopo delle autorità era quello di costringere il figlio Xue Mingkai a tornare a casa. Nel corso della detenzione, i due sono stati anche picchiati.

Il 29 gennaio Xue e Wang riescono a fuggire e si rifugiano presso l'ufficio locale del Procuratore, sperando di ottenere protezione. Ma gli agenti li trovano, li dividono e rinchiudono di nuovo Wang nella "casa per gli ospiti". Quella stessa sera - a due giorni dal Capodanno lunare - la polizia informa la signora che il marito "si è suicidato". La donna si trova ancora in un regime di semi-detenzione, ma è riuscita a telefonare a un amico il 31 gennaio per denunciare il comportamento degli agenti.

Secondo la Wang la polizia ha voluto compiere subito l'autopsia e ha cercato poi di cremare il corpo di Xue per "distruggere le prove" del suo omicidio. Della stessa opinione anche il figlio, che parla di "esecuzione premeditata". Ora i due chiedono che i resti di Xue (non è chiaro se sia stato o meno cremato) vengano analizzati da un'autorità indipendente con base fuori dallo Shandong. La stessa richiesta viene avanzata dal Civil Rights Concern Group, un gruppo composto da circa 30 dissidenti che si è formato dopo la recente condanna di Xu Zhiyong, fondatore del movimento dei Nuovi cittadini.

Nel testo, che circola online e sta raccogliendo diverse adesioni, si legge: "Quella di Xue Fushun non è un'eccezione isolata, ma il risultato dei mali prodotti dal sistema per il mantenimento della stabilità [un complesso apparato di leggi e agenzie statali, ora governato in maniera diretta dal presidente Xi Jinping ndt]. I dissidenti sono di fatto non protetti dalla legge, dato che i dipartimenti che si occupano del mantenimento della stabilità possono violare i diritti umani e civili loro e delle loro famiglie".

Queste atrocità, continua il testo, "si sono diffuse per tanto tempo e hanno provocato diverse tragedie. La morte di Xue Fushun è solo l'ultima in ordine di tempo. Se non mettiamo un freno a questi strumenti illegali, caratterizzati dalle violazioni ai diritti umani e dalla distruzione del sistema legale, queste tragedie continueranno ad avvenire".