Ginevra II, i contrasti non fermano gli incontri fra opposizione e regime siriano
I delegati hanno di nuovo affrontato il rilascio di prigionieri e l'apertura del corridoio umanitario ad Homs. A dettare l'agenda è il comunicato di Ginevra I stilato nel 2012 da Onu e comunità internazionali. Restano le divisioni sul destino di Bashar al-Assad e l'ipotesi di un governo di transizione.

Ginevra (AsiaNews/ Agenzie) - I colloqui fra governo siriano e opposizione riprendono nonostante le contrasti emersi ieri sul destino di Bashar al-Assad. Nel quarto giorno di incontri i delegati hanno discusso attraverso il mediatore Lakdhar Brahimi la possibilità di un governo di transizione e gli sviluppi per consentire l'entrata di aiuti umanitari nelle aree controllate dai ribelli.

L'Inviato speciale di Onu e Lega araba per la Siria ha sottolineato nella sua quotidiana conferenza stampa che l'agenda dei colloqui sta "seguendo i punti del comunicato di Ginevra I" e spera che "in tempi brevi le due parti siano in  grado di fare concreti passi avanti riguardo ai soccorsi dei civili colpiti dalla guerra civile, in particolare la popolazione di Homs".

Per stessa ammissione di Brahimi in questa settimana non si "sono fatti grandi passi avanti", ma aver "discusso nella stessa stanza alcuni argomenti è già un importante passo avanti".

InIziati lo scorso 25 gennaio, gli incontri si sono incentrati finora sul problema umanitario della popolazione civile e sul possibile rilascio di prigionieri. Il tema più urgente è la situazione di Homs dove dal giugno 2012 l'esercito cinge d'assedio i quartieri del centro storico della città.  Le oltre 500 famiglie di residenti vivono da quasi un anno una devastante carestia. I quotidiani bombardamenti hanno ormai raso al suolo la maggior parte degli edifici. Lo scorso 26 gennaio il governo ha consentito l'ingresso dei convogli della Mezzaluna rossa e della Croce rossa sotto la supervisione dell'Onu. Tuttavia il Comitato centrale della Croce rossa internazionale dice che le sue unità attendono da giorni l'approvazione dell'esercito per entrare nella città.

Lo scambio di prigionieri è al momento ancora in fase di discussione. L'opposizione avrebbe stilato un elenco di 47mila persone detenute dal governo, fra cui 2.300 donne e bambini. Il governo ha chiesto l'immediata liberazione e l'elenco dei prigionieri nelle mani delle milizie islamiche. Fra questi anche le personalità religiose come ad esempio i vescovi ortodossi mons. Boulos Yazigi e Gregorios Youhanna Ibrahim, scomparsi nel marzo 2013, e le 13 religiose rapite a Maaloula lo scorso dicembre 2013.