Hanoi, processo di appello per il dissidente e avvocato cattolico Le Quoc Quan
L’udienza in programma il prossimo 8 febbraio. Il legale è stato condannato in primo grado a 30 mesi per “frode fiscale”; in realtà dietro la sentenza vi è il suo attivismo critico verso il Partito comunista e il governo. Le condizioni di salute sarebbero “soddisfacenti”. In cella può leggere solo giornali “ufficiali”, vietata la Bibbia.

Hanoi (AsiaNews/EdA) - L'avvocato e dissidente cattolico Le Quoc Quan, rinchiuso in una prigione nel nord del Vietnam in seguito a una condanna a 30 mesi di carcere, sarà giudicato in appello il prossimo 8 febbraio. A darne notizia è il suo legale, che riferisce della decisione presa nei giorni scorsi dalla Corte suprema popolare di Hanoi; intanto la famiglia ha potuto incontrare il prigioniero e descrive un quadro generale di salute "soddisfacente". Secondo il racconto del fratello Le Quoc Quyet, dopo la sentenza di primo grado le autorità lo hanno rinchiuso in una cella con 24 compagni, la metà dei quali in carcere per droga. Egli può leggere solo due giornali, l'organo ufficiale del Partito comunista - Nhân Dân - e il giornale che fa capo alla pubblica sicurezza, An Ninh. Vietata la presenza di altri quotidiani, riviste e libri, compresa la Bibbia per la quale ha chiesto (invano) una deroga. 

Fra le figure più importanti e significative dell'attivismo cattolico in Vietnam, più volte fermato e rilasciato dopo brevi periodi, Le Quoc Quan è stato arrestato nuovamente da funzionari del governo vietnamita il 27 dicembre 2012, con accuse pretestuose e false di "frode fiscale" Un atto condannato con forza da moltissime associazioni pro-diritti umani di tutto il mondo. La condanna a 30 mesi di prigione e al pagamento di una pesante multa (56mila dollari) è arrivata il 2 ottobre scorso, al termine di un'udienza lampo durata due ore. A difesa del dissidente, che aveva digiunato e pregato a lungo in vista del processo, sono scesi in campo organizzazioni internazionali, gruppi di attivisti cattolici e i rappresentanti delle principali religioni in Vietnam. 

Nel verdetto emesso dai giudici non vi sono riferimenti espliciti alla sua attività di militante e di critico verso il potere ufficiale e le massime autorità dello Stato. Nell'accusa non vi era che un richiamo alla (presunta) frode fiscale, commessa nell'impresa nella quale lavorava in qualità di alto dirigente. Ed è proprio attorno alla frode fiscale che la difesa vuole incentrare il dibattito in appello, confidando di mostrare la totale estraneità di Le Quoc Quan ai fatti che gli vengono ascritti. 

Del resto è opinione diffusa fra attivisti e associazioni pro diritti umani che, dietro la condanna al carcere dell'avvocato cattolico, vi sarebbe la battaglia contro le persecuzioni a sfondo religioso e le pesanti critiche - sul suo blog - contro il monopolio del Partito unico comunista in Vietnam. Durante il dibattimento in aula egli ha rispedito al mittente le accuse bollandole come "vendetta politica"; egli ha quindi aggiunto di voler continuare la propria lotta contro la corruzione nel Paese.

Da tempo in Vietnam è in atto una campagna durissima del governo contro dissidenti, blogger, leader religiosi (fra cui buddisti), attivisti cattolici o intere comunità come successo lo scorso anno nella diocesi di Vinh, dove media e governo hanno promosso una campagna diffamatoria e attacchi mirati contro vescovo e fedeli. La repressione colpisce anche singoli individui, colpevoli di rivendicare il diritto alla libertà religiosa e al rispetto dei diritti civili dei cittadini.