Pantura: dopo decenni di “inerzia”, i cattolici rilanciano lo spirito missionario
di Mathias Hariyadi
Per oltre 50 anni la presenza della Chiesa in questa regione dello Java centrale è stata “insignificante”. Dal progetto di un centro pastorale, arricchito da un sito web, riparte l’impegno per una testimonianza attiva. Nei giorni scorsi si è tenuto un seminario incentrato su dialogo interreligioso ed evangelizzazione grazie al web.

Jakarta (AsiaNews) - Promuovere il dialogo interreligioso, diffondere programmi e proposte culturali della comunità, veicolare informazioni (via web) sulla vita della Chiesa e dei fedeli in una regione in cui il contributo cattolico, a fronte di una presenza decennale, è rimasto a lungo "insignificante". Con questo spirito la settimana scorsa 26 persone, provenienti da sei parrocchie diverse, hanno partecipato a un seminario organizzato dal Balai Budaya Rejosari, centro culturale e pastorale sorto a metà dello scorso anno a Colo, reggenza di Kudus, nella provincia di Java centrale. La località è inserita in un contesto particolare per la realtà cattolica indonesiana: se da un lato i fedeli della parte meridionale della regione sono dinamici, sostenitori entusiasti delle attività della Chiesa e presenti nella società, quelli del nord - compresi nella cosiddetta Linea costiera settentrionale di Java (meglio nota come Pantura) - hanno faticato a sviluppare nel tempo una fede vivace e partecipata.

La regione di Pantura rientra sotto l'amministrazione di quattro diverse diocesi: Bandung, Purwokerto, Semarang e Surabaya. L'attenzione dei cattolici si concentra in particolare nella zona orientale (sotto l'arcidiocesi di Semarang), che ha fatto registrare le maggiori preoccupazioni per mancanza di iniziativa. La conferma arriva da p. John Berchmans Haryono, secondo cui "dopo 50 anni di presenza a Pantura, sei parrocchie della linea Costiera di Java non hanno lasciato alcuna traccia nella società". Un elemento, aggiunge, che ha rappresentato a lungo fonte di "preoccupazione" per il vescovo e i missionari della zona.

Mons. Ignatius Suharyo, in passato arcivescovo di Semarang e oggi alla guida dell'arcidiocesi di Jakarta, ha sollevato per primo il problema sottolineando la necessità di creare un centro pastorale. Uno spunto raccolto e rilanciato dall'attuale arcivescovo mons. Johannes Pujasumarta, il quale ha saputo dar vita nel tempo al Balai Budaya Rejosari, aperto a metà 2013 e in parte ancora in fase di costruzione. Alla guida dei programmi, il prelato ha voluto proprio p. Haryono il quale è intervenuto al seminario della scorsa settimana sottolineando i problemi principali della regione: la mancanza di leader cattolici (sacerdoti e laici) nativi della zona; la scarsità di fedeli e il misero contributo alle attività e alla missione della Chiesa.

Tuttavia, da qualche tempo cominciano a vedersi i primi frutti grazie all'impegno nel settore culturale e delle comunicazioni. Il Balai Budaya Rejosari dispone di un sito internet che può veicolare diversi generi di informazioni e iniziative, mentre l'intera struttura "è pronta ad accogliere esibizioni culturali e artistiche". Un progetto che ha catturato anche l'attenzione del governatore dello Java centrale Ganjar Pranowo, il quale ha assicurato una visita personale al centro nei prossimi giorni.

In Indonesia, nazione musulmana più popolosa al mondo, i cattolici sono una piccola minoranza composta da circa sette milioni di persone, pari al 3% circa della popolazione. Nella sola arcidiocesi di Jakarta, i fedeli raggiungono il 3,6% della popolazione. La Costituzione sancisce la libertà religiosa, tuttavia la comunità è vittima di episodi di violenze e abusi, soprattutto nelle aree in cui è più radicata la visione estremista dell'islam, come ad Aceh. Essi sono una parte attiva nella società e contribuiscono allo sviluppo della nazione o all'opera di aiuti durante le emergenze, come avvenuto per in occasione della devastante alluvione dello scorso anno.