Guerra in Siria, maschere a gas: Damasco le compra da Pyongyang; in Israele si fa incetta
Mentre gli Usa sembrano prepararsi a un attacco missilistico dal mare, Assad cerca armi in tutto il mondo. Un vascello libico, proveniente dalla Corea del Nord e diretto in Siria, viene intercettato in Turchia con maschere, armi da fuoco e proiettili. In Israele la popolazione si attrezza per rispondere a un’offensiva chimica, ma le difese a disposizione non bastano.

Seoul (AsiaNews) - Il regime siriano di Bashar al Assad ha cercato di eludere le sanzioni internazionali sulla compravendita di armi grazie al sostegno della Corea del Nord. Pyongyang avrebbe infatti inviato in Siria una nave carica di maschere a gas, proiettili e armi da fuoco. Il vascello, identificato come Al En Ti Sar, batteva bandiera libica ma è stato intercettato dalle autorità turche dopo il passaggio dei Dardanelli.

Secondo il Sankei Shimbun - quotidiano giapponese che pubblica oggi la notizia - il viaggio è finito lo scorso aprile grazie a un'operazione congiunta condotta dalle forze turche e americane. Il carico, scrive il giornale, "dimostra che la paura di una guerra chimica nella regione mediorientale è scoppiata almeno all'inizio del 2013, con Damasco costretta a comprare armamenti dall'altra parte del mondo per cercare di vincere la guerra civile in corso e quella internazionale che si profila all'orizzonte".

Il governo degli Stati Uniti - insieme a quello britannico e a quello turco - ha infatti confermato l'uso di armi chimiche da parte dell'esercito lealista contro i civili e ha annunciato un intervento punitivo. Anche se non è ancora chiara la modalità d'attacco - dato che le Nazioni Unite non si sono ancora espresse e l'Europa sembra divisa - diverse fonti parlano di raid missilistici condotti dal mare da parte della Marina Usa "nei prossimi giorni". Ieri Chuck Hagel, Segretario della Difesa statunitense, ha chiarito che "se il presidente Obama darà l'ordine di attacco, siamo pronti a intervenire nel giro di un'ora".

Nel frattempo, anche il governo israeliano si prepara a un possibile attacco da parte siriana (o iraniana) e ha iniziato la distribuzione di maschere a gas: tuttavia, le riserve di Tel Aviv non coprono per il momento neanche la metà della popolazione. Secondo il Servizio postale israeliano - che gestisce i centri di distribuzione delle maschere - negli ultimi giorni la richiesta da parte dei civili è aumentata a dismisura. Nel nord del Paese la popolazione è arrivata persino ad acquistare da sè le maschere, temendo di non riuscire a trovare quelle statali.

Il governo non ha ancora stanziato i fondi per l'acquisto e la distribuzione delle difese contro il gas - valutati in circa 266 milioni di euro - e a Gerusalemme solo il 29 % dei residenti ne ha una in casa. Entro la fine dell'anno, sempre che non ci siano emergenze da affrontare, l'esecutivo di Netanyahu stima di poter rifornire solo il 60 % dell'intera popolazione.