Bruxelles vuole cancellare le sanzioni economiche e commerciali al Myanmar
Il provvedimento verrà messo ai voti la prossima settimana e intende sottolineare le “encomiabili riforme” promosse negli ultimi due anni da Naypyidaw. Resta in vigore l’embargo alla vendita di armi. Una mossa per trovare sbocchi commerciali e rompere l’egemonia di Cina e India, mettendo sotto pressione Washington.

Bruxelles (AsiaNews/Agenzie) - La prossima settimana l'Unione europea dovrebbe cancellare tutte le sanzioni al Myanmar, eccettuato l'embargo sulla vendita delle armi, a conferma "dell'encomiabile processo di riforme" promosso dal governo di Naypyidaw. È quanto riferisce l'agenzia Reuters, a distanza di un anno dalla prima - parziale - rimozione delle sanzioni contro l'ex Birmania, che dal marzo 2011 ha avviato una serie di radicali cambiamenti in un'ottica riformista che le hanno spalancato le porte della comunità internazionale. La decisione approvata dai ministri degli Esteri Ue apre le porte all'approvazione definitiva del Parlamento, il cui voto dovrebbe avvenire il prossimo 22 aprile.

Il disco verde di Bruxelles potrebbe creare nuove occasioni di scambio economico e commerciale con il Myanmar - nazione ricca di gas e materie prime racchiuse nel sottosuolo - finora legato soprattutto ai Paesi dell'area, fra cui Cina (in primis), India e Thailandia. Il documento della Ue conferma la volontà di "aprire un nuovo capitolo nelle relazioni" con Naypyidaw, "dando vita a una partnership duratura".

Per gli analisti internazionali la decisione dell'Europa rischia di mettere sotto pressione gli Stati Uniti, che hanno sospeso le sanzioni nel maggio dello scorso anno consentendo alle compagnie Usa di investire nella ex Birmani attraverso una licenza. Esponenti della politica e della finanza americano invitano Washington a proseguire nel cammino e cancellare in modo definitivo tutte le sanzioni, per rimuovere un elemento che è fonte di incertezza per gli investitori.

L'Unione europea ha congelato beni di un migliaio di compagnie e istituti birmani, vietando l'ingresso a circa 500 personalità birmane dell'economia e della leadership politica. Apprezzando il cammino di riforme promosso dal presidente Thein Sein - in tema di economia, libertà personali e di stampa, ingresso a pieno titolo di Aung San Suu Kyi nella vita politica nazionale con l'elezione in Parlamento - Bruxelles chiede comunque di continuare il cambiamento democratico, aumentando gli sforzi per combattere la corruzione e il rilascio incondizionato anche degli ultimi prigionieri politici. Da ultimo, i vertici dell'Europa auspicano la fine delle violenze etniche e confessionali nel Paese asiatico, che solo nelle ultime settimane hanno causato una cinquantina di vittime.