Orissa: con false accuse di proselitismo, estremisti indù provocano l’arresto di cristiani
di Nirmala Carvalho
Dal 18 gennaio due fedeli sono in prigione, in seguito a un raid della polizia in una casa privata. Il blitz scaturito da una denuncia pretestuosa di fondamentalisti locali. Pressioni “politiche” impediscono il rilascio su cauzione. Attivista cristiano: è in atto il progetto di “induizzazione” dello Stato.

Delhi (AsiaNews) - Un arresto di "cristiani innocenti", finiti in galera con il pretesto di "false accuse" montate ad arte di "conversioni forzate". Non usa giri di parole Sajan K George, presidente della rete attivista Global Council of Indian Christians (Gcic), per condannare il nuovo caso di violenze contro la minoranza religiosa in Orissa, Stato indiano già noto per il pogrom anticristiano del 2008 in cui sono morte oltre 500 persone. Il fatto risale al 18 gennaio scorso, quando due fedeli di una comunità protestante sono stati incarcerati dietro (false) accuse di proselitismo e conversione forzate, in base alla "draconiana" - come la definiscono gli attivisti - Legge sulla libertà religiosa dell'Orissa (Ofra) del 1967, spesso usata per commettere abusi e violazioni.

Fonti locali raccontano che le forze di polizia hanno interrotto un incontro di preghiera che si stava svolgendo nel villaggio di Gudikhamari, distretto di Baripada, nello Stato dell'Orissa. L'irruzione è avvenuta alle 11.30 del mattino del 18 gennaio, nella casa di un convertito (dall'indù), che da tempo offriva la propria abitazione per celebrare le funzioni. Al momento del raid degli agenti, all'interno vi erano sette famiglie della zona, costrette ad interrompere i riti.

Ad accompagnare le forze di polizia nel raid contro la piccola comunità cristiana, vi erano anche alcuni esponenti di un movimento estremista indù che, in precedenza, avevano denunciato i credenti di "attività di proselitismo" in violazione alla Ofra. Un'accusa infondata, ma che è sembrata sufficiente agli agenti per far scattare il fermo in seguito al quale sono finiti in carcere Bahadur Murmu, 23 anni, leader della piccola comunità cristiana, assieme al 21enne Rama Soreng.

L'incontro di preghiera si svolgeva all'interno dell'abitazione di un ex fedele indù che, da cinque anni, ha abbracciato il cristianesimo. Al momento dell'assalto il gruppo estremista indù era ubriaco e ha minacciato di colpire i fedeli  riuniti in preghiera. Solo la presenza degli agenti ha evitato ulteriori violenze. Gruppi pro diritti umani e movimenti cristiani hanno chiesto il rilascio su cauzione dei due arrestati, finora invano a causa delle pressioni "politiche" esercitate da alcuni leader locali su magistrati e poliziotti.

Sajan K George, attivista cristiano, conferma ad AsiaNews che in Orissa "si ripetono" i casi di fedeli colpiti dalla Ofra, finiti in carcere con accuse "prive di fondamento" dietro denunce di estremisti indù che "perpetrano indisturbati il loro regno del terrore e dell'oppressione". Una situazione che continua anche per la mancanza di "volontà politica" nel risolvere la situazione, lasciando mano libera agli estremisti di portare a fondo il loro progetto di "induizzazione dell'Orissa".