Liberato ex leader delle Tigri Tamil. Società civile: gesto “irresponsabile”
di Melani Manel Perera
Selvarasa Kumaran Pathmanathan, detto KP, guidava il settore internazionale dei ribelli. Per il governo “non esistono prove contro di lui”. Ma l’Interpol è ancora sulle sue tracce per traffico illegale di armi in Asia, Canada, Stati Uniti ed Europa. Attivisti denunciano: contro di lui, non c’è mai stato regolare processo.

Colombo (AsiaNews) - Lo Sri Lanka ha liberato Selvarasa Kumaran Pathmanathan, ex leader della sezione internazionale delle Liberation Tigers of Tamil Eelam (Ltte, le Tigri Tamil). Lo ha annunciato il ministero della Difesa, nel corso di una conferenza stampa tenutasi ieri al Media centre for National Security (Mod). Lakshman Hulugalle, capo del Mod, ha spiegato che l'uomo è "libero da ogni accusa", perché "non esistono prove a suo carico", e ha aggiunto che il suo rilascio rappresenta "una grande vittoria" per il governo. Tuttavia, la liberazione di Pathmanathan ha incontrato molte critiche tra la gente comune, che giudica la mossa "irresponsabile".

Noto come KP, Pathmanathan era un trafficante d'armi di caratura internazionale, che ha fornito carichi di armi dal valore di miliardi di dollari ai ribelli tamil. Egli è ricercato dall'Interpol per i suoi commerci illegali in Asia, Canada, Stati Uniti ed Europa, mentre l'India gli dà la caccia per il suo coinvolgimento nell'assassinio di Rajiv Gandhi nel 1991. Poco dopo la morte del leader supremo delle Ltte, Thiruvenkadam Velupillai Prabhakaran (nel maggio 2009), il governo dello Sri Lanka ha stanato KP e lo ha portato a Colombo. Da lì, egli è stato trasferito in una località sconosciuta, e di lui si sono perse le tracce.

Dopo il suo arresto - che tuttavia non è mai stato formalizzato da regolare processo -, KP ha collaborato con il governo, facendo da mediatore con i gruppi della diaspora tamil; svelando informazioni fondamentali sulla struttura e l'assetto delle Tigri Tamil; identificando elementi Ltte ancora in fuga.

Kusal Perera, giornalista e analista politico, denuncia le modalità poco cristalline dell'intera vicenda. "Anzitutto - spiega - KP non è mai stato arrestato; non si è mai presentato dinanzi a un giudice; nessuno di noi ha mai saputo nulla sulle indagini a suo carico. Eppure, è stato tenuto sotto stretta sorveglianza". Secondo l'analista, KM avrebbe "barattato questo inverosimile arresto", per sfuggire dall'Interpol e dagli stessi ribelli Ltte, che "non accettavano la sua leadership".

Per Jehan Perera, direttore esecutivo del National Peace Council, la liberazione di KP rappresenta un "serio problema", perché l'ex leader "è ancora ricercato dall'Interpol, ed era destinato a succedere Prabakaran alla guida dei ribelli. È difficile credere che il governo non abbia prove contro di lui. Se il governo desidera sfruttare il passato di KP, prima deve avviare un legale e legittimo processo".

Secondo p. Nananda Manatunge, direttore dell'ufficio per i diritti umani di Kandy, la vicenda "è soprattutto una questione di giustizia e Stato di diritto. Quando ho saputo di KP, ho pensato a quanti sono ancora detenuti sotto il Prevention Terrorist Act (Pta), senza nemmeno essere stati incriminati. Altri invece, sono stati torturati e costretti a firmare confessioni su fogli bianchi, che li incastrano per 8-10 capi d'accusa".