Alluvioni in Bangladesh, 110 morti e 150mila sfollati
A Chittagong l’acqua ha raggiunto il metro di altezza. La perturbazione si sposta a nordest. Fonti locali di AsiaNews ridimensionano la situazione: “Sono le normali alluvioni stagionali”. E denunciano: “Il governo lancia appelli alla comunità internazionale, ma i soldi che arrivano non vanno alle vittime dei disastri”.

Chittagong (AsiaNews) - Almeno 110 morti e oltre 150mila sfollati: è il bilancio delle alluvioni che da giorni stanno colpendo il sudest del Bangladesh, in particolare i distretti di Chittagong, Cox's Bazar e Bandarban. I dati - in continuo aggiornamento - sono del ministero per l'Alimentazione e la gestione disastri. Tuttavia, fonti locali di AsiaNews ridimensionano l'entità del disastro: "Siamo nella stagione dei monsoni, purtroppo queste situazioni si verificano ogni anno. Sono alluvioni stagionali, è ancora presto per gridare al disastro. Quello che preoccupa è che un'altra perturbazione, di maggiore entità, si sta avvicinando al nordest del Paese: quell'area comprende molti villaggi, migliaia di persone. Molti sono già allagati, se dovesse continuare a piovere può succedere di tutto".

Nei giorni passati, spiegano le fonti, "c'era una perturbazione sul mare che ha portato forti piogge. In città a Chittagong si sono allagate strade, vie, l'acqua ha raggiunto quasi un metro di altezza. Il problema è che non esistono impianti di drenaggio. Poi, vi sono state frane sulle colline intorno alla città, che hanno coinvolto alcune case".

Intanto, il governo non ha ancora organizzato operazioni di soccorso. Dove possibile, la popolazione riceve aiuti dai centri Caritas locali o da qualche ong. "Anche questo - spiega la fonte - è normale. Ognuno deve arrangiarsi da solo. Da un certo punto di vista, lo stesso governo è impotente di fronte a situazioni di questo tipo. È accaduto pure in passato, quando le alluvioni hanno coinvolto migliaia di villaggi". Quello che è certo però, è che "appena si verificano situazioni simili, il governo lancia appelli alla comunità internazionale per ricevere aiuti, che però non vanno alle zone disastrate, ma nelle tasche di qualcun altro".