Assad a Ban Ki-moon: le operazioni militari sono terminate
Il Segretario generale dell’Onu aveva richiesto di mettere fine alla violenza e agli arresti. Possibile un deferimento di Assad al Tribunale criminale internazionale. Oggi nuova riunione del Consiglio di sicurezza sul dossier Siria.
Damasco (AsiaNews/Agenzie) – Il presidente siriano Bashar al-Assad ha dichiarato al Segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon che le operazioni militari contro i manifestanti si sono “fermate”. Secondo un portavoce delle Nazioni Unite, Assad ha fatto questa affermazione durante un colloquio telefonico ieri con Ban Ki-moon. Assad rispondeva a una precisa richiesta del Segretario: “Che tutte le operazioni militari e gli arresti di massa cessino immediatamente”. L’ultimo episodio della repressione riguarda il porto di Lattakia, dove hanno aperto il fuoco sulla città anche navi militari. (16/08/2011 Onu: Oltre 5 mila palestinesi in fuga dal campo profughi di Lattakia).

Ban Ki-moon ha chiesto pure che una squadra dell’Onu possa avere accesso a tutte le zone colpite dalla violenza, per svolgere un’inchiesta indipendente. Il governo siriano ha dato il suo assenso.  Assad ha elencato al segretario Onu le riforme strutturali che intende compiere, comprese alcune modifiche alla Costituzione e le elezioni politiche a breve termine. Nel frattempo l’Onu ha deciso di ritirare dalla Siria il personale non strettamente necessario (circa 20 persone), e il governo tunisino ha richiamato per consultazioni il suo ambasciatore a Damasco, Mohamed Laouiti. Il Consiglio di sicurezza esaminerà oggi la questione Siria. Non è escluso che Navi Pillay, responsabile Onu per i Diritti umani, suggerisca di deferire Assad alla Corte criminale internazionale.

Intanto l’Hudson Institute, un organismo consultivo legato al Dipartimento Usa della difesa, ha pubblicato un rapporto secondo il quale la Casa Bianca avrebbe deciso di lavorare con la Turchia e con i Fratellli musulmani nell’ipotesi di un governo del “dopo Assad”. Herbert London, presidente dell’Hudson Institute, scrive che il Dipartimento di Stato ha ignorato i rappresentanti di altre organizzazioni, compresi gli esponenti pro-democrazia, oltre ai leader curdi, sunniti liberali, assiri e cristiani.