Pena di morte per Zheng Shaodong, corrotto capo dell'anti-corruzione
L'ex direttore dell’Ufficio indagini contro i reati economici, ha ricevuto “bustarelle” per 83 milioni di yuan. Sospesa la condanna a morte. Esperti: per debellare la corruzione occorre dare maggiore tutela ai diritti civili dei cittadini.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Zheng Shaodong, ex direttore dell’Ufficio Indagini Penali Economiche, è stato condannato a morte per corruzione e abuso di ufficio, con pena sospesa. La Cina non riesce a debellare la corruzione, diffusa a ogni livello nel Partito comunista, nonostante i leader da anni proclamino tolleranza zero.

La Corte intermedia del Popolo di Xian (Shaanxi) ha condannato Zheng per avere accettato circa 83 milioni di yuan tra il 2001 e il 2007 (circa 8,3 milioni di euro), in cambio di favori illeciti quali l’insabbiamento di indagini e l’aiuto ad ottenere promozioni e posti di lavoro. La somma è enorme e la condanna a morte è stata sospesa solo perché Zheng ha ammesso la colpa e restituito il denaro. Dopo 2 anni di buona condotta, la pena può essere commutata nell’ergastolo.

Zheng e il suo vice Xiang Huaizhu (condannato a luglio a 12 anni di carcere) sono stati arrestati nel gennaio 2009. Nel suo lavoro Zheng ha partecipato alle indagini su importanti casi di corruzione, come quello contro l’ex presidente del Comitato del Guangdong dell’Assemblea nazionale del Popolo Chen Shaoji, condannato a luglio alla pena capitale, con pena sospesa. Oppure quello contro Huang Songyou, già vicepresidente della Corte Suprema del Popolo, condannato a gennaio all’ergastolo per corruzione.

La sua vicenda è grave anche perché dimostra quanto sia diffusa la corruzione nel Paese, persino tra le alte cariche. Analisti ritengono che per combattere la corruzione non siano sufficienti condanne esemplari, ma occorrerebbe dare maggior spazio alle denunce di cittadini e media e riconoscere un’adeguata tutela ai diritti civili contro gli abusi di funzionari disonesti.